Primarie col botto, il voto polverizza il Pd

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Il paradosso è che alle nove di sera del giorno dopo, di dati ufficiali non c’è nemmeno l’ombra. La commissione elettorale per le primarie di Palermo è riunita dalle 5 di ieri pomeriggio per controllare le urne elettorali provenienti dai 31 seggi sparsi nel capoluogo siciliano. Un controllo che deve di fatto «solo» verificare la rispondenza fra il numero dei votanti registrati e quello delle schede scrutinate e conteggiare, dopo, le preferenze. Per mettere un punto a una «elezione» con momenti di altissima tensione prima, durante e dopo l’effettivo svolgimento.
Chi ha vinto, dunque, a Palermo? Scrutinatori e rappresentanti di lista sanciscono la vittoria di Fabrizio Ferrandelli, ex capogruppo dell’Idv al comune, sostenuto invece che dal suo partito (dal quale è fuoriuscito in polemica con il portavoce nazionale Leoluca Orlando, nel periodo in cui l’ex sindaco pensava di candidarsi al primo turno delle amministrative) dal capogruppo all’Ars del Pd, Antonello Cracolici e dal senatore democratico Giuseppe Lumia. Sono loro i principali sponsor a livello regionale della linea «aperturista» del Pd che sostiene la giunta guidata dal governatore Raffaele Lombardo. La Borsellino resta distaccata di appena 148 voti. Da confermare. Sotto osservazione c’è il voto nel seggio di Mondello dove alla fine dello scrutinio risultano 50 schede in più rispetto al numero dei votanti registrati.
La candidata di Pierluigi Bersani, Rita Borsellino, non è riuscita ad arginare, a sorpresa nonostante i timori della vigilia, la potenza di fuoco elettorale espressa da Cracolici e da Lumia. Che declamando gli ultimi voti a favore di Ferrandelli, nella lunga notte elettorale di Palermo, si sono abbracciati platealmente prima ancora di benedire il proprio candidato. Un gesto che suona come il suggello di una vittoria e che forse prefigura un accordo fra i due esponenti del Pd che va ben oltre le amministrative di maggio e persino oltre l’appuntamento clou di questa settimana; quello di domenica, quando si terrà  l’assemblea regionale del Pd Sicilia con all’ordine del giorno la mozione di sfiducia al segretario siciliano Giuseppe Lupo. «Come si sa – dice Cracolici nel corso della conferenza stampa del vincitore Fabrizio Ferrandelli, più una passerella dei suoi «padrini» politici che la presentazione del candidato – la mozione era stata presentata prima e a prescindere dal risultato di queste primarie. Sarei ipocrita se dicessi che questo voto non debba influire o comunque non debba far riflettere il segretario regionale del Pd. Mi auguro che domenica non dovremo nemmeno incontrarci». Perché prima – lo dice senza troppi preamboli Cracolici, ma anche Lumia e con loro Totò Cardinale – Lupo comprenda la necessità  di presentarsi dimissionario all’appuntamento portando così il partito in mano a una reggenza che lo accompagnerebbe fino al congresso per la sostituzione del segretario, ma non prima dell’autunno prossimo.
Il voto di Palermo si è giocato sul filo di lana e ha concesso a Ferrandelli, che incarna la strategia delle larghe alleanze, la vittoria per pochi voti di scarto, attualmente al vaglio della commissione elettorale e del comitato dei garanti. Ma il dato politico comunque resta netto: i voti di Ferrandelli insieme a quelli di Davide Faraone, unico iscritto al Pd a partecipare alle primarie senza il sostegno di un solo deputato del partito ma «solo» del sindaco di Firenze Matteo Renzi, quasi doppiano quelli raccolti da Rita Borsellino e costituiscono l’elemento di sfiducia diretta alla segreteria regionale e di riflesso a quella nazionale. Per un verso o per l’altro, per la linea approvata dagli organismi siciliani del partito nel caso di Ferrandelli o per la battaglia anticasta rappresentata dal Big Ben di Faraone-Renzi, il voto dei due candidati polverizza la tenuta del Pd locale. Ormai alla resa dei conti. Nonostante nelle dichiarazioni pre-voto fossero tutti pronti a dichiarare la propria disponibilità  ad accettare l’esito delle urne per poi marciare uniti verso la vera «guerra», come l’ha definita Antonello Cracolici a caldo. La «guerra» per la riconquista di Palermo contro l’avanzata del centrodestra.
Adesso si attendono le reazioni. E con queste le scelte. Cosa farà  Leoluca Orlando, il big sponsor di Rita Borsellino, da tanti considerato l’alter ego ingombrante dell’eurodeputata, sorella del magistrato Paolo? Si candiderà  come aveva – ad arte – lasciato intendere per scoraggiare la campagna del giovane Ferrandelli? Chi lo conosce bene, sostiene che Orlando è troppo intelligente per segnare un autogol simile se la commissione elettorale dovesse riconfermare la vittoria di Ferrandelli. Ma di sostenere alle amministrative l’ex capogruppo dell’Idv non se ne parla. 
Nel frattempo si attende. Si attende che si cristallizzi un risultato. Che di ufficiale alle nove di ieri sera non aveva nemmeno il dato finale dei votanti. Per la cronaca, ma ufficiosa, sono stati in 29.595.


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