Premier-Camusso a pranzo Fuorionda sul Parlamento: non impermeabile al Paese

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Nella sala da pranzo dell’Hotel Villa D’Este, proprio nell’angolo che dà  sul giardino, la sindacalista e il Professore danno spettacolo di grande affabilità  circondati da altri sei commensali: il vicesegretario pd Enrico Letta, il ministro del Turismo Piero Gnudi, il segretario del Pdl Angelino Alfano, il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo e il presidente della Confcommercio Carlo Sangalli col suo braccio destro Francesco Rivolta. Al dolce si aggiunge il numero uno del Pd Pier Luigi Bersani e a questo punto la battuta, che secondo ricostruzioni non certe sarebbe di Enrico Mentana, è stata inevitabile: ecco il nuovo Abc, l’acronimo che ormai da tempo sintetizza la maggioranza che sostiene il governo nelle persone di Alfano, Bersani, Casini. Solo che adesso la terza C è della Camusso.
La conversazione è rilassata, la maggior parte del tempo passa a discutere di calcio con Alfano e Sangalli — milanisti sfegatati — nel ruolo di grandi mattatori. Sul tema si ricorda una incursione di Monti che rivela di essere stato milanista solo nel 1950, quando era poco più di un bambino. Ma si parla anche di cose più serie. L’articolo 18 viene servito in tavola quasi subito con la Camusso che si lamenta con il premier perché la nuova formulazione allontana dalla Costituzione tutta la neoriforma del lavoro. Monti risponde con un concetto che poi articolerà  meglio nel corso del suo intervento ma che viene sintetizzato con la convinzione che «ora dobbiamo avvicinare la Costituzione formale a quella materiale». Questo per dire che nonostante la situazione rilassata condita da molte e visibili risate, ognuno ha tenuto il punto. Eppure la tavolata, con tanto di richiesta precisa di avere la Camusso alla sua destra, è stata una idea del presidente del Consiglio. Un modo forse per stemperare le tensioni dei giorni scorsi. A tavola la Camusso ha più volte scherzato col premier. Clima ancora più gioviale quando è arrivato Bersani. Qualcuno ha sollevato il dubbio che il ritardo fosse dovuto al fatto che la sua auto si era fermata perché aveva bucato due volte le gomme, ma era solo una battuta. Il colloquio tra i due, una volta terminata la colazione, è continuato, presenti Fini e Sangalli, ed è stato colto da un fuorionda. Sangalli ironizza con Camusso: «Sei arrivata arrabbiata con me». Monti: «E mi sembra che riparta senza aver fatto tanto la pace». «Il governo ha concluso — ha aggiunto subito Fini — ora tocca al Parlamento. E alle parti sociali — ha scherzato — si dà  la possibilità … di guardare». E la Camusso, con ironia: «Che guardare, premere». Poi interviene Monti rivolto al segretario Cgil: «Pensi che il Parlamento sia impermeabile alle parti sociali?». E la Camusso: «No, il Parlamento non può essere impermeabile alla vita sociale del Paese». E il premier: «No, non è impermeabile alla vita sociale». 
Nessuno al tavolo della conciliazione ha parlato delle presunte tensioni dentro il governo andate in onda durante il lungo Consiglio dei ministri di venerdì. Qualcuno però ha captato un precedente siparietto — durante l’aperitivo — tra il ministro Gnudi che si rivolge a Grilli sostenendo come le parole del ministro dei rapporti con il Parlamento Piero Giarda (lamentatosi dello scarso sostegno tecnico della Tesoreria sulle riforme in discussione) erano state garbate. «Garbate per niente», avrebbe risposto l’ex direttore generale del Tesoro, troncando ogni tentativo diplomatico di ricucire una giornata un po’ nervosa per tutti.


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