Premafin, salvataggio al vaglio della Procura
MILANO – Una visita preventiva in procura non guasta mai. Deve essere con questo spirito che ieri il trio composto dai penalisti Marco de Luca e Gianluigi Tizzoni e dal civilista Giuseppe Lombardi si sono recati nell’ufficio del pubblico ministero Luigi Orsi, il titolare delle indagini su Fonsai, secondo più grande assicuratore italiano nel ramo Danni. L’obiettivo era presentare il piano di rilancio del gruppo controllato dalla famiglia Ligresti (redatto in base all’ex articolo 67) prima di portarlo al consiglio di amministrazione di Premafin, la holding quotata con in pancia il 35,7% della compagnia assicurativa, in programma oggi.
Le mosse della procura sembrano essere le uniche variabili non previste all’interno di un salvataggio che i Ligresti, le banche creditrici e la Unipol, la compagnia bolognese delle cooperative rosse candidata all’acquisto di Fonsai, hanno già disegnato a loro misura, con buona pace degli azionisti di minoranza e dei contendenti Sator e Palladio, i due soci di Fonsai all’8% che ieri sera hanno indicato Salvatore Bragantini e Giuseppe Angiolini come loro rappresentanti nel nuovo cda. La procura potrebbe avanzare la sua opposizione al piano chiedendo il fallimento di Premafin. Il bilancio della holding, insieme col piano, verrà discusso oggi in consiglio e, se il valore della partecipata Fonsai in carico a 7 euro per azione venisse adeguato ai valori di mercato (ieri il titolo ha chiuso in calo del 14% a 1,02 euro), causerebbe un buco nel patrimonio della società , tale da costringerla a una ricapitalizzazione ben superiore ai 400 milioni previsti dal piano di rilancio di Unipol.
Solo questa constatazione potrebbe indurre il pm ad avanzare un’istanza di fallimento, con l’unico dubbio che la sede legale di Premafin non è Milano, bensì Roma. Ma le questioni sul fronte penale sono ben più ampie. La presenza tra i legali di Tizzoni, che assiste i Ligresti nella causa fiorentina sull’area Castello, è servita alla società per spiegare ai pm milanesi in cosa consiste, secondo loro, la richiesta di condanna per corruzione a 3 anni e 6 mesi incassata pochi giorni fa da Ligresti. L’ingegnere siciliano a Milano, invece, è indagato per ostacolo alle autorità di vigilanza per non aver fornito al mercato i chiarimenti chiesti dalla Consob. L’authority ha già inviato in procura le carte con cui ha ricostruito come la proprietà di un ulteriore 20% di Fonsai (rispetto al 51% ufficiale) sia stato celato al mercato dai Ligresti nascondendolo per anni dietro a due fondi offshore. Le indagini Consob avrebbero rilevato anche come mani forti abbiano operato per oltre 200 sedute sul titolo Fonsai nelle ore finali delle contrattazioni per sostenerne la quotazione. Fatti sufficienti ad allargare l’inchiesta all’aggiotaggio, all’insider trading e al falso in bilancio. Altro punto spinoso poi è la presenza dei Ligresti ai vertici delle società , dopo che i sindaci hanno rivelato le dubbie operazioni con parti correlate, tra cui consulenze per 40 milioni. Giulia è presidente e ad di Premafin, Jonella è presidente di Fonsai e Paolo consigliere, mentre il padre è presidente onorario. Il pm potrebbe valutare il ricorso al tribunale, in presenza di fatti censurabili, per rimuovere gli amministratori (art. 2409). O in pericolo di reiterazione procedere diversamente.
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