Per non perdere le elezioni

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Ci sono più o meno 365 giorni per decidere su alleanze e programmi e per convincere le cittadine e i cittadini a fidarsi del centrosinistra. Già , ma quale centrosinistra?

La prima domanda a cui bisogna rispondere è proprio questa. E’ una domanda politica, riguarda la capacità  di traghettare l’Italia fuori dal berlusconismo e dal trentennio che abbiamo attraversato. La coalizione che include Pd, Sel, l’Idv e spesso anche la Federazione della Sinistra e i Verdi ha già  conquistato la scorsa primavera importanti città  al centrodestra, basta citare Milano e Cagliari. Il sondaggio di Demos pubblicato lunedì da Repubblica dice che la stessa coalizione potrebbe vincere le prossime elezioni con un margine di 6 punti sul centrodestra mentre, se il Pd abbandonasse il centrosinistra, vincerebbe il centrodestra con 5,6 punti di scarto. E la potenziale coalizione tra i partiti alla sinistra del Pd raccoglierebbe circa un quarto dei voti. Sarebbe un risultato, il ritorno del centrodestra al potere dopo l’addio di Berlusconi, molto difficile da spiegare all’estero e in patria. 
E poi c’è un altro problema rilevante. I dati dei sondaggi attuali, infatti, sono «al netto» dell’astensionismo. Cioè quelle sono le percentuali tra chi dichiara di voler andare a votare. Il Cise, centro studi in collaborazione tra Luiss e università  di Firenze, ha stimato in dicembre che tutti i partiti perdono verso l’astensione circa un quarto dei consensi del 2008. Le uniche due eccezioni sono il Pd ed il Pdl: il primo perde meno degli altri (solo il 16%) mentre il partito di Berlusconi cede quasi il 40% verso il non voto. Questo ci dice due cose: 1) che il «serbatoio» del centrodestra è ora nella fascia dell’astensione ma che il suo leader (vecchio o nuovo che sia) potrebbe rimobilitarlo come già  fece nel 2006; 2) che esiste una fascia sempre più grande di elettori, che alcuni stimano intorno al 40%, che si distanzia dalla politica dei partiti. Fu l’astensione degli ex-elettori del centrosinistra che ci condannò alla vittoria di Berlusconi nel 2008. E il centrodestra vinse le regionali del 2010 prendendo meno voti di 5 anni prima e solo grazie al crollo dei voti della coalizione incentrata sul Pd. La vittoria di Obama nel 2008, ma anche le nostrane vittorie di Pisapia e Zedda, ci dimostrano che la mobilitazione e l’organizzazione sul territorio sono cruciali, non solo per far vincere il centrosinistra, ma soprattutto per rimotivare alla politica e difendere la democrazia. Si possono costruire da subito i comitati di volontari del centrosinistra sul territorio? 
Non basta però definire la coalizione, bisogna riconnettere vita e politica. Troppe volte nel passato recente non si è data l’idea che la politica fosse in grado di mutare la vita delle persone. Eppure cosa sono le riforme, quelle vere, se non scelte che sciolgono nodi della vita delle persone? Cosa sono stati lo statuto dei lavoratori o il nuovo diritto di famiglia? Quali sono le «riforme che cambiano la vita» oggi? Quelle che il centrosinistra può proporre? 
Una sarebbe l’abolizione della precarietà , non dell’articolo 18. Sapendo che il paese è spesso più avanti della sua classe dirigente: i referendum su acqua, nucleare e giustizia hanno dimostrato che esiste una maggioranza assoluta di cittadini che ha un’altra idea di paese. Lo conferma un’approfondita inchiesta del Cise in cui il 60% degli intervistati si dice d’accordo con la parità  di diritti per le coppie omosessuali, meno del 30% si dichiara favorevole ai finanziamenti alle scuole private o ai tagli delle tasse che comportino tagli al welfare. Solo il 40% è pronto a dare alle imprese più libertà  di «assumere e licenziare». 
Vuol dire che il paese è più di sinistra? No, vuol dire che il «centro» della politica italiana sono le persone che pensano queste cose. In conclusione, tutto si tiene: coalizione, mobilitazione e programmi sono basati sulla scelta di quale parte della società  vogliamo rappresentare. Comunque vada, con qualunque sistema elettorale, le forze del centrosinistra vogliono costruire con queste italiane e questi italiani un’alternativa all’ultimo ventennio?

 

*Italia2013.org


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