PER I SALAFITI È UN PAESE TROPPO LAICO

by Editore | 27 Marzo 2012 7:35

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Posizione confermata dalla scelta dei leader di Ennahda di privilegiare l’unità  nazionale anziché insistere su scelte destinate a spaccare il paese. 
La Tunisia è pur sempre il più “laico” tra i paesi arabo-musulmani. Qui le donne beneficiano di un diritto di famiglia assai moderno rispetto a altre realtà , vicine e lontane. Sposare la parola d’ordine dei partiti islamisti più conservatori, la sharia in cima alla gerarchia delle fonti, significherebbe aprire il varco a battaglie politiche che hanno come obiettivo la reislamizzazione della società  in tutti i campi. Prospettiva invocata a gran voce dalla componente islamista salafita radicale.
Una divergenza, quella tra Ennahda e salafiti che mostra come la competizione interna al campo islamista sia forte. E si nutra di differenze politiche non certo irrilevanti. Non è un caso che Ennadha, così come il Partito della Giustizia e libertà  in Egitto, governi o intenda coalizzarsi con le forze salafite: alle quali dovrebbero pagare come prezzo politico forti concessioni in materia di reislamizzazione della società .
Ghannouchi sembra accontentarsi del riferimento presente nel primo articolo dell’attuale Costituzione che menziona l’islam come religione di Stato ma non fa riferimento alla sharia, la legge positiva di derivazione religiosa che ha come fonte il Corano e la Sunna. Posizione che gli consente di affermare che Ennahda non cercherà  di imporre il velo alle donne, o proibire gli alcolici o il riba, l’interesse sui prestiti bancari. E, all’insegna dello slogan “La Tunisia e di tutti”, gli permette di allargare il suo consenso. Naturalmente queste posizioni lo espongono al dissenso dei salafiti radicali che, invocando il “gergo dell’autenticità “, considerano il partito islamista di governo una formazione che non si batte contro la secolarizzazione e ha rinunciato al programma politico dello Stato islamico. Ovvero, alla prima ragione sociale di un partito che si vuole islamista. Una prospettiva che, secondo Ennahda, farebbe fuggire investitori e turismo, assestando un colpo mortale alla già  traballante economia tunisina. Ghannouchi punta, invece, a fare del suo partito una formazione conservatrice di massa a ispirazione religiosa, sul modello dell’Akp turco. A dimostrazione che, in questi ultimi due decenni, i partiti di matrice neotradizionalista hanno cercato una via che cerca di coniugare islam, modernità  e pluralismo. Anche nel mondo musulmano lo spazio per i miti totalizzanti è sempre minore.

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