Paura in Borsa, Milano -3,3% ma l’Ecofin prova a rassicurare

by Editore | 30 Marzo 2012 6:31

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COPENAGHEN – Alla vigilia del vertice Ue di Copenaghen sui mercati torna la paura. Tutte le Borse europee perdono quota e quella di Milano, affossata dai titoli bancari, accusa un crollo del 3,30%: è il minimo da due mesi, è la peggiore performance di tutta la Ue. Rialza la testa anche lo spread che vola fino a quota 346, per poi chiudere a 340. In compenso va benone l’asta dei Btp: il Tesoro vende titoli decennali per 3,25 miliardi al tasso del 5,24%, il minimo da agosto e titoli a cinque anni per 2,5 miliardi con tasso in calo al 4,18%. La domanda è altissima.
Gli analisti riferiscono che tra gli operatori si respira un forte nervosismo. I timori crescenti per le sorti della Spagna e della Grecia, così come le attese per le decisioni sul fondo salva-Stati – il piatto forte del summit danese – si sommano ai guai nazionali. Così, per esempio, in Italia sono i titoli bancari a trascinare al ribasso la Borsa di Milano. I listini segnalano lo scivolone di Mps (-10,97%) dopo le maxi perdite annunciate per il 2011 e un rosso peggiore delle attese. Il gruppo senese spinge al ribasso anche gli altri bancari: Bpm perde il 10,44%, Banco Popolare il 7,41%, Ubi banca il 6,55%, Unicredit il 5,81%, Intesa SanPaolo il 5,33%: c’è una raffica di sospensioni. Tonfo anche per Fonsai e Premafin. Non aiutano le tensioni tra la maggioranza “strana” di Mario Monti e i partiti sull’articolo 18. Non fa ben sperare la fotografia scattata dal ministro Corrado Passera: Italia in recessione per tutto il 2012; famiglie e imprese costrette a fare i conti con un vero e proprio credit crunch.
La situazione delle banche preoccupa anche altrove. Tra i tanti dossier che da oggi si troveranno sul tavolo dei ministri e dei governatori Ue, per esempio, ce n’è anche uno tutto dedicato agli istituti greci. Inoltre S&P ventila l’ipotesi che Atene debba ristrutturare nuovamente il proprio debito. Ma soprattutto, cresce l’allarme per la Spagna: mentre il paese è paralizzato dallo sciopero generale contro le misure di austerity, lo spread tra i bonos iberici e il bund tedesco, anch’esso considerato un termometro della fiducia, vola a quota 365, superando di gran lunga il differenziale italiano. Ed è così da giorni e giorni mentre si rincorrono voci e smentite su una richiesta di aiuto alla Ue e al Fmi e su tensioni tra il premier Rajoy e il commissario Ue Almunia, accusato di “remare contro” a Bruxelles. 
Chi segue da vicino il caso Madrid racconta che oggi preoccupano le mosse del nuovo governo che ha sapere che sarà  impossibile raggiungere l’obiettivo del 4,4% di deficit sul Pil a causa della recessione: gli operatori temono che l’esempio di Rajoy possa essere seguito anche dagli altri partner. Non a caso il presidente della Federal Reserve Usa, Ben Bernanke, dichiara che i mercati sono sotto stress per via dei problemi di bilancio europei, cui si aggiungono ovviamente anche le difficoltà  domestiche: una ripresa ancora molto “fiacca” e un tasso di disoccupazione che resta “dolorosamente alto”. Le sue parole indeboliscono Wall Street.

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