Non cambia l’omertà  di Stato

by Editore | 9 Marzo 2012 10:10

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Questa, netta e senza subordinate, l’ipotesi accusatoria con la quale i giudici di Caltanissetta hanno motivato le ordinanze di custodia cautelare a carico del boss Madonia ed altri accoliti, una ipotesi che ora va sostanziata con riscontri che possano reggere in giudizio. Se c’è stata trattativa con pezzi dello Stato per costringerlo, con il rinforzo delle stragi, ad accettare un ammorbidimento del 41-bis, il fine di terrorismo non fa una piega: ci troveremmo infatti di fronte ad una associazione tra criminalità  e rappresentanti delle istituzioni finalizzata non a pilotare appalti o a riciclare denaro sporco, ma a distorcere le regole di funzionamento dello stato democratico. Un vecchio e sempre usato schema di aiuto reciproco che non poteva mancare anche nelle stragi del ’92.
Queste, come tante altre, sono indagini complesse che in uno Stato “normale” non possono essere portate fino in fondo con le sole parole dei collaboratori di giustizia, con le testimonianze dirette di amici e collaboratori dei giudici assassinati, o con le ricostruzioni dei fatti attraverso tutti gli strumenti usuali della polizia giudiziaria: ci vogliono anche le istituzioni dello Stato che, storicamente e statisticamente, hanno sempre fatto mancare il loro supporto e, anzi, hanno sempre ostacolato la ricerca della verità . Lasciamo stare Portella della Ginestra o Piazza Fontana e pensiamo a fatti più recenti come la cassaforte vuota del generale Dalla Chiesa, il computer ripulito di Falcone o l’agenda scomparsa di Borsellino. Su via D’Amelio, poi, c’è stato un depistaggio perfetto, con un’inchiesta costruita a tavolino da uomini dello Stato che, attraverso un pentito fasullo, hanno portato ad un processo con ergastoli ratificati dalla Cassazione: tutto falso, ma utile per perdere anni di tempo e ritardare la ricerca della verità .
Coraggio giudici di Caltanissetta, la trattativa tra Stato e mafia deve essere ancora provata, ma che l’agenda di Borsellino sia scomparsa è certo, come è certo il falso processo imbastito da un poliziotto defunto e dai suoi accoliti viventi: rimanendo nello schema dei fatti contestati a Madonia e compagni, non meritano anche questi l’aggravante di terrorismo dato che, a sostegno della strage, fecero un enorme favore sia alla mafia che agli uomini delle istituzioni coinvolti, impedendo il regolare funzionamento della giustizia? Quei poliziotti potrebbero aver depistato per divertirsi o per tutelare singoli mafiosi sfigati e già  carichi di ergastoli o, secondo logica, per proteggere a tutti i costi uomini delle istituzioni? E quanto più utilmente potreste procedere se vi restituissero l’agenda di Borsellino, anch’essa sottratta, idem come sopra, con l’evidente fine di terrorismo?
Un aiuto simile però non è mai stato dato e non si vede perché dovrebbero darlo ora. Cambiano i governi e i ministri dell’interno ma non cambia il passo della lotta alle mafie che si espandono, conquistano mercati e spadroneggiano ormai dappertutto. Ci sarebbe una vera discontinuità  se, anche se a 20 anni di distanza, lo Stato ci dicesse tutte le sue verità  sepolte sulle stragi Falcone e Borsellino. Quell’intreccio tra pezzi delle istituzioni e criminalità  capirebbe che si sta facendo sul serio, mentre ora sa che si continua a scherzare e che non c’è nulla da temere.

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