Niente tagli all’Irap, nuovo redditometro
ROMA — Il testo potrebbe essere ancora limato, ma il disegno di legge delega sulle disposizioni per la revisione del sistema fiscale arriverà venerdì sul tavolo del Consiglio dei ministri. Una serie di principi che, una volta trasformata in legge con il via libera del Parlamento, darà al governo nove mesi di tempo per entrare nei dettagli con uno o più decreti. E che cambierà molto anche nella vita delle imprese. A partire dal «rafforzamento dell’attività conoscitiva e di controllo» indicata all’articolo 10 e soprattutto dal «potenziamento degli effetti dell’accertamento sintetico», cioè del redditometro che punta a individuare le somme sottratte al Fisco monitorando le spese sostenute dal contribuente. La delega fiscale dice che la strada da seguire è «l’introduzione di una previsione esplicita volta a stabilire che, salvo prova contraria, il maggior reddito accertato sinteticamente a fini Irpef assume rilevanza anche ai fini degli obblighi contributivi, nonché delle altre imposte, in quanto dovute per effetto della natura dell’attività svolta». Questo vuol dire che se il tenore di vita è troppo alto rispetto al reddito dichiarato, lo scostamento potrà essere riferito al reddito da lavoro autonomo o di impresa. Con il risultato che — «salvo prova contraria» fornita dal contribuente — potranno essere contestati anche i mancati pagamenti di Iva, Irap o dei contributi assistenziali e previdenziali. Sempre nel campo dei controlli lo stesso articolo 10 indica anche il «potenziamento e la razionalizzazione della tracciabilità dei pagamenti» e il «potenziamento dell’utilizzo della tracciabilità elettronica».
Il disegno di legge delega, però, cerca anche di venire incontro ad alcune richieste storiche degli imprenditori. L’articolo 8 si intitola «semplificazione». Per questo prevede una «revisione degli adempimenti» con particolare riferimento a quelli «superflui», che «diano luogo a duplicazioni», oppure «risultino di scarsa utilità » o «comunque non siano conformi al principio di proporzionalità ». Saranno inoltre rafforzati i «controlli mirati» utilizzando «in modo appropriato e completo gli elementi contenuti nelle banche dati e prevedendo sinergie con altre autorità », in modo da selezionare al meglio le posizioni sulle quali accendere un faro. Sempre per garantire i diritti di chi finisce sotto la lente del Fisco, si prevede un «rafforzamento del contradditorio nella fase di indagine» e «l’obbligo di garantire l’assoluta riservatezza nell’attività conoscitiva e di controllo fino alla completa definizione dell’accertamento». Mentre si prende l’impegno «nel corso dell’attività di controllo di ridurre al minimo gli ostacoli al normale svolgimento dell’attività economica del contribuente garantendo il rispetto del principio di proporzionalità ».
Resta invece l’Irap, l’imposta regionale sulle attività produttive che secondo la vecchia delega fiscale del governo Berlusconi, tuttora all’esame del Parlamento, doveva essere soppressa nel medio-lungo periodo. Una indicazione — si legge nella relazione che accompagna la delega Monti — «contraddittoria con le esigenze di risanamento delle finanze pubbliche e con la politica di rigore finanziario impostata dall’attuale governo». E che «aprirebbe un problema molto serio di reperimento delle entrate alternative (il gettito dell’Irap è dell’ordine dei 35 miliardi di euro) e di finanziamento delle Regioni, cui compete il tributo». Una marcia indietro che fa il paio con l’abbandono dell’altro impegno contenuto nella delega Berlusconi e cioè il passaggio dell’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, a tre aliquote pari al 20, al 30 e al 40%. Nella delega Monti «si ritiene preferibile non ripresentare questo aspetto» e «limitarsi a indicare la volontà di concentrare le risorse che si renderanno disponibili in un apposito fondo destinato a finanziare gli sgravi fiscali».
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