Nella Vendita delle Azioni Sea la Scorciatoia della Borsa non Paga
I cespiti in ballo sono il 18% della Milano-Serravalle, invendibile, e il 55% della Sea, appetibile. L’ideale sarebbe un accordo con la Provincia che detiene il 14% di Sea, anch’esso invendibile, e il 53% della Serravalle, appetibile. La Provincia potrebbe dare al Comune la sua quota Sea in cambio del 18% dell’autostrada più un conguaglio e, subito dopo, valorizzare la concessionaria, magari d’intesa con la Cassa depositi e prestiti. Il bisogno di soldi di entrambi gli enti locali smusserà gli orgogli che hanno finora impedito l’intesa?
Se avesse il 69% della Sea, Palazzo Marino potrebbe dare meglio le carte. Oggi le imprese valgono poco. Vendere subito tutte le azioni Sea consegnerebbe plusvalore prospettico al compratore. Ma non si può tenere tutto. E allora due sono le strade: a) una gara internazionale per una quota anche maggiore del 25% finora ventilato, ma con patti che salvaguardino la quota residua del Comune e il futuro dell’azienda; b) collocare la Sea in Borsa, come molti caldeggiano, a cominciare dall’assessore alla Cultura, Stefano Boeri. Questa seconda strada presenta un’insidia: a Malpensa e Linate, senza un socio professionale e occhiuto, proseguirebbero le gestioni clientelari e peggio (vedi la storia dei facchini clandestini). E poi la Borsa farebbe incassare di meno: chi colloca titoli sul mercato deve concedere uno sconto. Il fondo F2i ha pagato 340 milioni per il 29,9% più altri 45 milioni se arriveranno tariffe migliori. Fosse stato proposto in Borsa, quel 29,9% avrebbe dato meno di 340 milioni. Del resto, una trentina di investitori aveva guardato la Sea senza però avanzare offerte superiori alla base d’asta. Ma c’è dell’altro.
Se il Comune scendesse al 30-40%, sarebbe possibile ad altri soggetti rastrellare azioni Sea scontate e prendere il comando. Una gara preparata bene, invece, promette un prezzo anche più alto di quello pagato dal fondo guidato da Vito Gamberale. Il Comune incasserebbe il premio di maggioranza ed eviterebbe speculatori.
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