Nella baraccopoli dove viveva Paolo “Senza di lui non riusciamo a cavarcela”

Loading

PURI (ORISSA) – Via l’insegna, porta sbarrata e lucchettone: la “Orissa adventurous trekking” di Paolo Bosusco, l’agenzia per viaggi ad alta tensione tra le tribù indiane, non esiste più. L’hanno svuotata, sepolta e dimenticata prima ancora che possa spiegare, che possa scender giù dalle montagne del Daringibari in cui sopravvive da 12 giorni alla maniera ascetica e durissima dei maoisti che l’hanno rapito, tra marce quotidiane nella giungla più impervia e cene a pane azzimo e verdure. 
Pochi metri quadrati nella via dello shopping, tra vacche sacre e venditori di tè, tra mendicanti e squinternati con gli occhi sfatti dalla marijuana. Puri è un’altra dimensione, una diversa coniugazione della spiritualità  indiana sulle note del grande tempio di Jagannath, la sacra mensa di Vishnu. Di Paolo si parla poco, e mal volentieri. Lui faceva concorrenza ai locali, in quell’ufficetto in cui «veniva poco, di solito ci lasciava i suoi dipendenti». Parla la lingua oriya meglio di loro, suona la chitarra con chi sa reggere il suo passo percuotendo la “doppia tabla” indiana, seleziona gli amici tra i pochi che non cercano continuamente di spillargli denaro, qualche cena con gli italiani di lungo corso, quattro chiacchiere e una suonatina con i più simpatici tra gli hippy che sciamano a orde. 
La sua casa a Puri, quella in cui trascorreva la maggior parte dell’anno e in cui spesso lo veniva a trovare il padre, è una casetta nello slum sul retro del “rifugio per pellegrini”, pochi metri quadrati in mezzo alla povertà  di case con il bagno all’aperto e senza acqua corrente. Lì accanto le ragazze con la giara in testa trasportano il cemento per il nuovo canale di scolo, e ti aprono il cuore sorridendo. Vanno avanti e indietro «per dieci ore», pagate il decimo di una miseria: «200 rupie al giorno», tre euro tondi tondi. Paolo vive lì con il suo amore Chani e con Santosh “il cuoco”, il suo tuttofare e domestico a cui ha promesso un lascito nella lettera testamento che dalla giungla è riuscito a far arrivare a Torino. Ora che Paolo è via per un po’, Santosh «ha organizzato tutto per portare i mobili nel suo villaggio, ma io ho chiamato la polizia e gliel’ho impedito», protesta Jayanti Dash, la guru mamma della bella Chani che ora sopravvive con lei in un altro slum a due passi dall’immensa spiaggia. 
Nessuno si ricorda di dire «povero Paolo, speriamo torni presto», ma forse è sottinteso perché qui erano in tanti a mangiare qualcosa ogni giorno grazie a lui. 
Santosh ora è disperato. L’agenzia è chiusa, il suo datore di lavoro non c’è e non si sa se potrà  riaprirla, visto che ora i tribali non sono più visitabili e che lo saranno sempre meno, con le battaglie e la minaccia dei maoisti. «Per un trekking di dieci giorni mi pagava 3.000 rupie», racconta orgoglioso: 45 euro, un mese di riso bianco o una buona cena per due in un ristorante di lusso. Gli stessi soldi che guadagnava anche il suo socio Kunna, il fratello di Chani, ma in un mese: «Paolo gli dava 4.000 rupie, ma da quando è arrivato Santosh gli dà  mille rupie al mese in meno. Come facciamo a andare avanti così? E ora, poi, come ce la caveremo? Chi ci aiuta? Il vostro governo non può darci una mano?», sospirano Chani e Jayanti sull’uscio di casa, coccolando la capretta che mordicchia il lembo del sari.
Lassù nel Daringibari, senza più il conforto di Claudio Colangelo che alla prigionia ha potuto dire addio e ieri è ripartito per Delhi diretto a Roma, Paolo ha altro a cui pensare. Il leader maoista Sabyasachi Panda ha promesso che lo libererà  non appena saranno concesse le istanze a cui tiene di più, come il rilascio di sua moglie e di un manipolo di guerriglieri. Ieri i negoziati tra governativi e delegati maoisti sono ripresi da dove si erano interrotti dopo il rapimento di un parlamentare effettuato da un gruppo rivale di maoisti. «Abbiamo fatto passi avanti importanti – dicono rivoltando nuovamente la clessidra nella guest house di Stato a Bhubaneswar – e potremmo concludere i lavori già  domani». Ottimi auspici, ma in Orissa nessuno dà  mai nulla per scontato.


Related Articles

Svolta di Draghi sui tassi: e non è finita qui

Loading

La Bce di Draghi taglia allo 0,15 %, interessi negativi sui depositi delle banche «Ora finanziamenti per le imprese». Milano in rialzo, più 1,53%

Al Qaeda, dalla jihad globale al radicamento locale

Loading

Afghanistan. Dal jihad globale a una vittoria del radicamento locale suggerito già da bin Laden. Abdallah Azzam, palestinese, nato a Jenin nel 1941, inventore della «carovana del jihad» è stato il mentore di Osama bin Laden

Caso Skripal. Per Washington i russi ora «sono tutti spie» e ne espelle 60

Loading

Trump ordina l’espulsione di 60 diplomatici e la chiusura del consolato russo di Seattle. Ci sono anche impiegati all’Onu

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment