Mps, altre 24 ore per l’arrivo di Profumo

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MILANO – Altre 24 ore per fare il vertice del futuro Monte. La riunione della deputazione della fondazione Mps, chiamata a compilare la lista di metà  dei consiglieri della banca, ieri mattina si è aggiornata a oggi pomeriggio per rifinire i sei nomi da proporre all’assemblea del 27 aprile. Non paiono in discussione, dicono fonti vicine all’ente che detiene il 46,5% di Mps, i due di vertice: Alessandro Profumo, scelto da Comune e Provincia senesi per la presidenza, e Fabrizio Viola, dg che sarà  promosso amministratore delegato. È sugli altri quattro nomi che si discute. «La contesa in deputazione s’è spostata a piani più bassi», dice un senese bene informato.
Un altro posto di consigliere dovrebbe spettare all’area “non Pd”, e potrebbe essere una donna, forse esterna alla realtà  locale. Restano tre nomi da colmare, contese dalle varie anime del Pd, che assiepa gli enti locali “elettori” della fondazione. Il test è sulla tenuta della corrente vicina alla Margherita, che grazie all’esperienza di Alberto Monaci (attuale presidente della Regione Toscana) ha saputo negli anni incidere molto sulla banca senese. Come prova la vicinanza a Monaci di Gabriello Mancini – presidente dell’ente, in scadenza l’anno prossimo e di difficile conferma – Alfredo Monaci (fratello di Alberto, presidente della controllata Biverbanca, probabile vicepresidente nel prossimo cda Mps), Ernesto Rabizzi, altro consigliere. Il punto del contendere sarebbe proprio l’entità  del ridimensionamento della “corrente Monaci”; specie dopo le iniziali perplessità  sulla candidatura di Profumo, pensata da Giuseppe Mussari insieme ai vertici di Comune e Provincia. Potrebbe farne le spese Rabizzi, anche perché ha già  fatto due mandati, oltre i quali nel Monte non si va (ma è un costume non scritto). Altro uscente potrebbe essere anche Fabio Borghi, ex Cgil che dopo due mandati potrebbe venire sostituito da Fulvio Mancuso, avvocato e docente di diritto del lavoro. Il sindacato, che venerdì è sceso in piazza dopo 15 anni per protestare contro i nuovi tagli di personale decisi da Viola, non perderà  comunque un suo rappresentante. Si tratta, insomma, sul sesto nome, che potrebbe essere scelto dal Pd, o ancora dalla Margherita. Oppure un “laico”, a riprova della volontà  di voltare pagina con i localismi bancari. Comunque, tutto fa supporre che la tessera del mosaico sarà  colmata oggi, nella nuova deputazione dell’ente Mps convocata per dirimere la vicenda; anche perché non si intendono dare mezzi segnali alla Borsa, dove il titolo Mps, altamente volatile, riapre domani. 
In parallelo, prosegue il lavoro di riassetto del debito della fondazione, 900 milioni da rimborsare per circa due terzi a 12 creditori divisi su tre contratti. Una dura prova, che costringerà  l’ente a cedere fino al 15,5% del suo originario 49%. Un 2,5% è già  passato di mano sui blocchi settimana scorsa, ceduto a imprenditori vicini alla realtà  Mps. E fino a un altro 5% circa sarebbe in procinto di passare in simili “mani amiche”. Come quelle di Edoardo Caltagirone, che secondo la Stampa avrebbe rilevato dall’ente uno 0,5%, senza collegamenti con il fratello Francesco Gaetano, azionista sceso attorno all’1% e dimessosi dalla vicepresidenza per puntare su Unicredit. Un altro prossimo compratore potrebbe essere Uberto Barigozzi, commercialista milanese e consigliere di Banca Esperia, che forse in solido con alcuni family office di cui è consulente potrebbe investire nel riassetto del Monte.


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