Monti convoca Elkann e Marchionne “Chiarezza sul piano Fiat per l’Italia”

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GINEVRA – Il governo convocherà  la prossima settimana i vertici della Fiat per un chiarimento sulle strategie italiane del gruppo. L’indiscrezione rimbalza dai palazzi della politica dopo le recenti dichiarazioni dell’amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, sulla possibilità , anche solo teorica, che l’azienda sia costretta a «ritirasi da due siti su cinque». La convocazione ufficiale dovrebbe arrivare entro pochi giorni e riguarderebbe sia il Presidente della Fiat, John Elkann, sia Sergio Marchionne.
Anche ieri al Salone di Ginevra il manager di Torino ha ripetuto che non ci sono programmi di chiusure di nuovi stabilimenti. Certo la politica non si sente rassicurata da dichiarazioni come quelle rilasciate al Detroit News dell’altro ieri quando l’ad ha detto, in sostanza, che lo spostamento in America del quartier generale di Fiat-Chrysler potrebbe avere un effetto educativo in Italia.
Oltre alla questione degli insediamenti italiani, tiene banco quella delle alleanze. Ieri sia Gm che Fiat sono tornate sull’ipotesi di un ritorno di fiamma di Marchionne per la Opel, trattativa già  fallita nell’estate del 2009. Una dichiarazione dell’ad della casa tedesca, Kharl Friedrich Strake riportata dal Sole 24 ore, sembrerebbe riaprire la partita: «Lo sviluppo dei nuovi progetti è in mano a Steve Gersy e so che Marchionne gli ha parlato. Non so a che punto è la discussione». Grande agitazione tra gli stand cui seguono mezze smentite che sembrano mezze conferme. La Gm smentisce ciò che non è mai stato scritto e si rifugia nella formula di rito: «E’ prassi che Gm parli con le maggiori aziende automobilistiche, Fiat compresa». Fiat replica sullo stesso tono: «Parliamo con tutti – dice Marchionne – anche con Renault. Può darsi che una parte della nostra struttura stia parlando con Opel, io non ne so nulla». Tutti trattano con tutti anche all’insaputa dei vertici perché solo alleanze solide possono permettere ai costruttori europei di evitare il taglio degli stabilimenti in un mercato, aggiunge Marchionne «che sta per toccare il fondo». Più che all’Europa il Lingotto sembra però guardare all’Asia, a partire da Suzuki, sempreché riesca a sciogliere il contenzioso legale con Volkswagen. In alternativa in Asia c’è l’ipotesi Mazda che ha indirettamente confermato: «Abbiamo diversi contatti non necessariamente con Fiat». 
In Italia invece torna ad alzarsi lo scontro con la Fiom alla vigilia dello sciopero generale di domani indetto dall’organizzazione di Landini contro le discriminazioni subite dagli iscritti nelle fabbriche di Marchionne. A Pomigliano, epicentro dello scontro tra l’ad e la Cgil, ha già  raccolto un centinaio di firme una lettera aperta a Monti e ai giornalisti in cui un gruppo di operai chiede «maggiore imparzialità . Marchionne per noi non è un amico ma la controparte con cui firmare un accordo. Parlare male della Fiat significa far odiare il prodotto e se l’opinione pubblica odia la Fiat non compra più auto prodotte in Italia e ciò comporterà  la reale chiusura di fabbriche e di conseguenza la reale possibilità  di perdita di posti di lavoro». Nella lettera si critica anche la Fiom che in alcune aziende dell’indotto avrebbe firmato accordi «molto peggiori o molto simili al nostro».


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