by Editore | 12 Marzo 2012 9:13
GATTINARA (Vercelli) — «Lo Stato italiano d’ora in avanti non vi lascerà soli»: le poche parole che il premier Mario Monti dice ai familiari di Franco Lamolinara, l’ostaggio italiano rimasto ucciso in Nigeria in un fallito tentativo di liberazione, possono apparire di circostanza. Ma poco più tardi si riempiono di un significato meno vago: alla vedova Anna e ai figli adolescenti Mattia e Nicole il governo intende applicare la norma che tutela le vittime del terrorismo. La famiglia Lamolinara potrebbe dunque ricevere al più presto un aiuto in grado di scongiurare difficoltà economiche future; ma anche di far sentire le istituzioni italiane meno distanti dopo che il blitz per liberare Franco, caduto prigioniero di una banda locale assieme a un collega inglese, si è risolto nel sangue. La mossa non è né scontata né consueta; ma molti passaggi che hanno preceduto la giornata di ieri in cui Mario Monti è venuto a rendere omaggio alla bara del povero Franco sono usciti dal normale protocollo; si è andati oltre anche alla consueta vicinanza dovuta a una famiglia colpita da un lutto tanto grave. Lamolinara non era un militare in missione, non era un servitore della patria; era solo un tecnico di un’azienda privata che aveva lasciato la casa e la famiglia e che cercava con il suo lavoro in un Paese difficile di garantire un futuro a moglie e figli; ha perso la vita in un episodio che ha i connotati della criminalità comune eppure per il rientro della bara in Italia è stato schierato un picchetto d’onore, si è mosso il ministro della Difesa e ieri, con un gesto che ha pochi precedenti in circostanze analoghe, a Gattinara è arrivato il capo del governo. «È la testimonianza che questa tragedia ha davvero colpito l’opinione pubblica e l’intera comunità ; ed è il segnale che lo Stato sta per avviare procedure non ordinarie»: così ieri il prefetto di Vercelli Salvatore Malfi ha sintetizzato il senso della giornata.
La trasferta a Gattinara di Mario Monti è stata blindatissima: nessuna dichiarazione pubblica, nessun contatto con i cittadini che pure a centinaia si erano radunati ad attenderlo fuori della camera ardente allestita in municipio e che al suo passaggio gli hanno regalato qualche applauso, seppur timido. L’inquilino di Palazzo Chigi, accompagnato dalla moglie, ha in un primo momento incontrato la signora Anna e i figli di Lamolinara nella loro casa in via Manzoni: quindici minuti davanti a un caffè nel semplice tinello, senza alcun testimone. Poi la Lancia Thema del premier si è spostata in municipio dove Monti si è soffermato qualche minuto davanti alla bara. Anche qui pubblico tenuto a distanza e nessuna apparizione davanti alla folla. Gli unici ammessi nella piccola sala sono state le autorità locali. «Abbiamo chiesto che il governo faccia piena luce sui perché della tragedia» dichiara il sindaco di Gattinara Daniele Baglione, leghista. «Monti ci ha assicurato che la famiglia da qui in avanti non verrà lasciata sola» aggiunge il presidente della Provincia Carlo Riva Vercellotti. In serata quelle frasi che sembrano dovute si arricchiscono però di spessore: secondo indiscrezioni, Palazzo Chigi sta per attivare le procedure che equiparano Franco Lamolinara alle vittime di un atto terroristico; un’opzione di sicuro inconsueta per un dipendente di un’azienda privata che aveva accettato un lavoro sì impegnativo ma non in una zona di guerra. Nei giorni scorsi Anna e i figli non avevano voluto rilasciare dichiarazioni pubbliche ma oggi, al termine dei funerali nella chiesa di Gattinara incontreranno la stampa. Con gli amici e le persone vicine in questi giorni hanno voluto però smorzare ogni polemica seguita al tragico esito del blitz che doveva liberare Franco.
«Non ci siamo mai sentiti abbandonati» avrebbe confidato la vedova a chi l’ha incontrata. La signora Anna, del resto, anche pochi giorni prima della tragedia era andata a Roma a incontrare funzionari della Farnesina.
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