Meno salute, più spese private

by Editore | 16 Marzo 2012 11:36

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Così scarsa ormai la fiducia nel sistema sanitario pubblico, da rincorrere sempre più spesso e volentieri – per chi non si può permettere di accedere al privato di alta qualità  – le offerte del cosiddetto «low cost sanitario», fenomeno emergente dell’ecommerce geolocalizzato su internet, che «può mettere seriamente a rischio la salute pubblica».
Descrive così l’attuale stato dell’arte della sanità  italiana, il rapporto Monitor Biomedico 2012 dal titolo: «Quale sanità  dopo i tagli? Quale futuro per le risorse in sanità ?». Partendo dal punto di vista dei cittadini, lo studio realizzato dal Censis e dal “Forum per la ricerca Biomedica” attraverso un sondaggio telefonico analizza soprattutto gli ultimi tre anni (2007-2010) e disegna scenari futuri (2013-2015). La dottoressa Carla Collicelli, vicedirettore del Censis, lo ha presentato, tra gli altri, ieri a Roma. 
Dott.ssa Collicelli, il vostro studio si prefigge di analizzare l’impatto delle scelte politiche di questi anni? 
Per la prima volta in maniera drastica le richieste avanzate dalle Regioni con le previsioni di spesa non ha corrisposto ad un’adeguata messa a disposizione dei fondi. Partiamo da questo rallentamento di flussi per vedere cosa sta succedendo e cerchiamo di fare una previsione per il futuro. Vediamo che il Patto per la Salute 2013-2015 accentua i divari: 109.585 milioni di previsione regionale per il 2012 contro una assegnazione di 108.780 milioni, con uno scarto dunque di 806 mila euro. Negli anni successivi lo scarto cresce progressivamente, raggiungendo gli 8.917 milioni euro nel 2015, con un totale cumulato che avrà  superato i 17 miliardi di euro nel 2015.
Dunque in queste condizioni cosa emerge dal vostro studio?
La qualità  del servizio sanitario arretra, soprattutto dove ci sono in atto piani di rientro nelle regioni che avevano un disavanzo molto accentuato nella sanità . Al rallentamento della spesa pubblica (7,37% del Pil, dato inferiore a quello francese pari al 9,18%, o a quello tedesco pari all’8,92% del Pil), corrisponde un aumento della spesa privata: tra il 2007 e il 2010 i cittadini hanno speso di tasca propria l’8,1% in più, mentre i consumi nel loro complesso sono aumentati solo del 2,6%. Nel totale del triennio, dunque, gli italiani hanno speso di tasca propria 30,6 miliardi di euro per curarsi. Inoltre la qualità  del servizio nella percezione degli italiani è nettamente peggiorato. 
Quale differenza tra Nord e Sud e da regione a regione?
Alla differenza tradizionale che vede al Sud un servizio sanitario mediamente peggiore che al Nord, si affianca ora un decadimento della qualità  nelle regioni che devono rispettare il cosiddetto Piano di rientro.
In materia di sanità , dunque, si può dire che l’assetto federalista è un fallimento. È così?
Sembrerebbe che abbia peggiorato la situazione: così sostengono gli italiani e anche alcuni indicatori lo dimostrano. Non si è sviluppato quel fenomeno positivo che ci si aspettava dal processo di regionalizzazione. Nelle regioni più deboli curarsi è sempre più difficile. 
Perché aumenta la spesa privata?
Aumenta intanto in settori nopn coperti dal Ssn, come l’odontoiatria. Cresce poi la difficoltà  di accesso nel pubblico a causa delle liste di attesa troppo lunghe, della diminuzione dei posti letto, dell’inadeguatezza del servizio in alcune regioni. Quindi chi può si rivolge al privato. Ma ci sono anche componenti socio-culturali, come l’autoregolazione, il fai da te e il «low cost». I cittadini spesso ricorrono all’automedicazione o vengono intercettati da servizi low cost privati sponsorizzati via internet. L’Assolowcost stima in 10 miliardi di euro annui la spesa per la cura a basso costo, con una crescita del 25% annuo. E così si finisce per entrare in circuiti non virtuosi ma viziosi e per mettere in pericolo la salute.
Cosa bisognerebbe fare, secondo gli italiani?
Tre milioni di italiani sarebbero anche disposti ad aderire a una mutua sanitaria integrativa per le spese odontoiatriche o per l’assistenza agli anziani, non coperte dal Ssn. Ma soprattutto l’opinione dei cittadini è che bisogna agire sugli sprechi della sanità  pubblica, migliorare il servizio pubblico eliminando corruzione e malasanità .

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