by Editore | 29 Marzo 2012 8:20
MILANO — Poche parole, arrivate a sorpresa, in serata: «In una logica di rinnovamento editoriale della testata, cambia la direzione del Tg4. Dopo una trattativa per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro non approdata a buon fine, Emilio Fede lascia l’azienda». Con un comunicato che, parlando di «trattativa non approdata a buon fine», sottintende un licenziamento, si chiudono 23 anni di rapporto tra Mediaset e il giornalista che più di tutti ne ha sposato le sorti, arrivando a fare dell’amicizia con Silvio Berlusconi un tratto caratteristico della sua personalità .
L’altro ieri Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera ha svelato il caso della valigetta piena di contanti (2,5 milioni) che Fede ha portato in Svizzera, ricevendo un rifiuto al deposito dalla banca. Ieri, intervistato su questo giornale da Fabrizio Roncone, Fede ha parlato di un «complotto» all’interno di Mediaset, lasciando capire di dare fastidio «anche» dentro l’azienda. A quel punto, con Pier Silvio Berlusconi che non ha nascosto la sua irritazione, la trattativa per una uscita consensuale è stata di fatto rotta. Per il direttore, 81 anni a giugno, il viaggio iniziato nel 1989 con il suo passaggio alla Fininvest è finito ieri, probabilmente nel peggiore dei modi immaginabile. Nelle scarne righe diffuse dall’azienda, non mancano i ringraziamenti «per il lavoro svolto in tanti anni e per il contributo assicurato alla nascita dell’informazione del gruppo». Fede è stato il primo direttore di un telegiornale Mediaset. Prima di arrivare al Tg4, nel 1992, lo era stato di «Studio aperto», tg che oggi, per un curioso gioco del destino, è diretto da Giovanni Toti, 43 anni, nominato ora nuovo direttore del Tg4. Giura che l’annuncio è arrivato anche per lui a sorpresa: «L’ho saputo mezz’ora prima che uscisse il comunicato». Ma il suo nome circolava da tempo… «Ne circolavano molti. Pochi minuti prima che uscisse la notizia mi hanno chiamato per offrirmi la direzione del Tg4: sono un uomo dell’azienda, nato a Mediaset come giornalista (partendo da stagista, ndr), e quindi faccio quello che il gruppo mi chiede. In ogni caso, resto in famiglia». Chi invece dalla famiglia è uscito (cacciato, pare) è Emilio Fede. Lui che non ha mai nemmeno provato a negare l’esplicito sostegno a Silvio Berlusconi, supportandolo nel suo tg dalla discesa in politica, nel 1994, a colpi di lodi e smaglianti fotografie che ritraevano il Cavaliere al meglio del meglio, scelte con la stessa cura con cui venivano contrapposte quelle degli avversari berlusconiani, mostrati nelle smorfie più impietose sugli schermi dietro la scrivania da cui Fede conduceva il suo telegiornale.
A nulla sono serviti i richiami, le multe dell’autorità per le telecomunicazioni inflitte per il mancato rispetto dellapar condicio che si sono rincorsi negli anni. Fede protestava, li contestava, li mostrava anche in video, ma non ha mai rinunciato a quello che ormai era il suo tratto, era lui. Ma dopo diversi anni felici, sono arrivate le prime ombre. Scoppia il «caso Ruby». L’atmosfera goliardica, le battute, gli apprezzamenti che Fede è solito fare ad alcune sue giornaliste o alle sue creature, le «meteorine» (belle ragazze scelte per leggere il meteo), assumono di colpo un sapore diverso quando lo scorso gennaio il giornalista viene indagato per favoreggiamento alla prostituzione, con Lele Mora e Nicole Minetti, dopo la vicenda di Ruby. Fede, Minetti e Mora avrebbero reclutato a pagamento giovani, anche minorenni, per festini erotici nelle residenze dell’ex presidente. Da allora l’immagine del giornalista è compromessa. La direzione del Tg4 inizia a traballare. E la vicenda dei 2,5 milioni di euro nella valigetta (oltre all’intervista al Corriere) sembra aver assestato il colpo definitivo.
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