Matteo, una vita da tecnico funambolo

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Matteo Armellini era un rigger. Un tecnico appenditore specializzato nei carichi sospesi, luci, amplificazioni, cavi. Allestiva i giganteschi palchi dei concerti di Laura Pausini, di Zucchero o Eros Ramazzotti. A 32 anni, era laureato in Storia all’università  di Roma Tre, e molti lo hanno conosciuto al liceo classico Mamiani. Amava la politica, così come la filosofia. E ha scelto un mestiere che potrebbe essere l’espressione di un libro famoso, il trattato di funambolismo di Philippe Petit. Matteo aveva scelto di essere un operaio altamente specializzato, le sue prestazioni richiedevano un fisico agile e muscoloso, di quelli che si riconoscono tra chi si arrampica nel free-climbing o sugli alberi delle barche a vela. E in pochi anni ha maturato una ricercata e apprezzata competenza tecnica. Il rigger deve sapere appendere i motori elettrici che elevano le «americane». Per farlo resta sospeso a mezz’aria tramite corde di sicurezza e deve avere buone conoscenza della fisica. Dal suo colpo d’occhio dipendono infatti le prove di carico delle strutture. Ieri, Matteo non ha fatto in tempo ad arrampicarsi perché la struttura del palco allestito al Palacalafiore di Reggio Calabria ha ceduto prima, schiacciandolo quando era ancora a terra. Le indagini accerteranno se la responsabilità  è della produzione, oppure dei gestori del palazzetto dello sport, una struttura che qualcuno dice inadeguata a contenere il gigantismo di un evento che di solito viene celebrato negli stadi, in estate.
Questa nuova tragedia, dopo quella che ha colpito Francesco Pinna a dicembre, deceduto dopo il crollo del palco del concerto di Jovanotti a Trieste, può essere l’occasione per raccontare la filiera del lavoro operaio nell’economia più immateriale che c’è: la musica pop. Di rigger come Matteo, sul palco di media grandezza che si stava allestendo al Palacalafiore, ce ne dovrebbero essere almeno altri tre, guidati da un head-rigger, il coordinatore di questi ragni umani, uomo di esperienza. La loro paga oscilla in media dai 250 ai 350 euro lordi al giorno, dipende dalla produzione. Una figura diversa da quella di Francesco Pinna, che svolgeva la funzione di «facchinaggio», altrettanto fondamentale per l’allestimento di un palco ma a differenza del rigger, viene pagata all’incirca 6 euro netti all’ora. Poi ci sono gli scaff holders, i ponteggiatori, organizzati in squadre che possono arrivare fino a dieci unità . In tour colossali come quelli di Laura Pausini o di Vasco Rossi, le maestranze possono superare anche le 100 persone, e tra di loro esistono differenze dal punto di vista contrattuale, professionale e di reddito. Di solito, le grandi produzioni come il «F&P group» e la «Riccardo Benini produzioni» che organizzano l’Inedito World Tour della Pausini reclutano le alte professionalità  in aziende come «Insieme», la cooperativa con sede a Castelvecchio Subequo in provincia de L’Aquila che aveva assunto Matteo Armellini nel 2009. Le altre figure vengono assunte in loco, attraverso promoter locali come la «Esse Emme» di Maurizio Senese, con le quali il management del tour sigla contratti di produzione o, più spesso, acquista la data del tour. A loro tocca organizzare il settore dell’accoglienza (catering, logistica e servizi), comunicazione e biglietteria. 
Poi c’è il settore che fornisce i materiali per realizzare i palchi. Il palco del Palacalafiore è stato costruito dalla Italstage, un gigante del settore fondato nel 1986 a Napoli, specializzato nella costruzione di torri e palcoscenici, trasporto di gruppi elettrogeni e tribune in tubi innocenti da migliaia di spettatori. Il gigantismo di questi tour alimenta imprese a rete altamente flessibili che attivano una forza-lavoro altrettanto flessibile pronta a lavorare 24 ore su 24 per l’allestimento, lo smontaggio e il trasporto. Il modello organizzativo è quello della sub-fornitura accomadataria, basata sul lavoro operaio altamente specializzato, ma anche sulla manodopera priva di inquadramento contrattuale. Entrambe vengono organizzate in una filiera di appalti e subappalti, che ricorda l’impresa edile. Questo accade per ogni «evento»: un festival di musica classica, i campionati mondiali di nuoto, i «grandi eventi». L’obiettivo è realizzare enormi incassi, nel più breve tempo possibile. Un tempo che non risparmia nessuno, nemmeno i funamboli.


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