Luzi, trovati altri 7 milioni

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E non è finita, i magistrati romani sospettano che ne abbia occultati almeno 25. Denaro utilizzato per comprare e ristrutturare immobili, oppure trasferito in Canada attraverso le sue società  «TTT srl» e «Immobiliare Paradiso». Sotto sequestro sono finite una villa, cinque appartamenti e due milioni di euro, che si aggiungono ai beni già  «sigillati» due settimane fa. Un tesoro da favola. Finora Luigi Lusi era accusato solo di appropriazione indebita, dopo le ultime scoperte nell’inchiesta vengono coinvolti la moglie Giovanna Petricone, il cognato e la nipote che con lui sono accusati di ricettazione e violazione della normativa antiriciclaggio. La consorte aveva infatti depositato sul proprio conto un milione e settecentomila euro e li aveva poi trasferiti in Canada grazie alla società  «Luigia Ltd» amministrata da suo fratello Francesco Petricone. La nipote Micol D’Andrea si è invece «intestata fittiziamente la nuda proprietà  di una villa ad Ariccia», che Lusi aveva sempre negato di aver acquistato e della quale aveva invece ottenuto l’usufrutto pagandolo con i soldi del partito.
Un «buco» da 11 milioni
Le bugie del senatore e le smentite del difensore Luca Petrucci, che è anche l’avvocato del Pd, si sgretolano di fronte agli accertamenti disposti dai pubblici ministeri. Il risultato delle indagini svolte dalla Guardia di Finanza dimostra in maniera clamorosa quelle che nel provvedimento di sequestro eseguito ieri pomeriggio vengono definite «operazioni predatorie» portate a termine con centinaia di bonifici, con l’emissione di «assegni liberi» e con il prelevamento di almeno un milione in contanti. Ora bisognerà  ricostruire ogni «uscita» per scoprire se altri politici abbiano goduto dei «favori» di Lusi e per verificare come sia possibile che nessuno abbia mai sospettato nulla, nonostante si tratti di somme tanto ingenti. Anche perché è stata proprio una delle segretarie della Margherita a raccontare ai magistrati come gli assegni emessi venivano sempre contabilizzati con una dicitura generica: «Spese e trasferte elettorali». Del resto sono gli stessi magistrati a chiarire che questi artifizi spiegano «almeno in parte, come i revisori possano aver certificato il rendiconto del partito» e rivelano che «almeno in un caso Lusi gli consegnò documenti falsi». 
Il decreto firmato dal procuratore aggiunto Alberto Caperna e dal sostituto Stefano Pesci ricostruisce nei dettagli la movimentazione: «Dal conto corrente della Margherita sono usciti circa undici milioni di euro senza alcuna giustificazione. Un fiume di denaro che il tesoriere ha potuto utilizzare senza alcun controllo e lasciando opache le destinazioni finali». I pubblici ministeri evidenziano «l’inusuale quantità  di prelievi in contanti e gli assegni di importo artificiosamente omogeneo e sempre a cifra tonda emessi serialmente che nella maggior parte dei casi hanno la stessa data di negoziazione e di valuta». 
Assegni in bianco per la villa
«Non ci sono altri immobili, la Procura conosce tutte le proprietà  del mio assistito», aveva assicurato con un comunicato l’avvocato Petrucci quando si era parlato di una villa comprata da Lusi con i soldi della Margherita. In realtà  la splendida magione è finita sotto sequestro ieri. E a svelare la menzogna è stato lo stesso venditore. Così, nel provvedimento di sequestro, si ricostruisce la sua testimonianza: «Paolo Melegari spiega che con Lusi aveva concordato verbalmente il prezzo di vendita di 2 milioni e mezzo di euro. Lusi aveva fretta di chiudere l’operazione e, ancor prima del preliminare, gli anticipò un milione di euro in assegni, tutti tratti dal conto della Margherita e tutti in bianco relativamente al beneficiario. Lo invitò però a evitare di negoziare gli assegni all’estero e gli chiese di completarli in modo tale da evitare che il beneficiario risultasse sempre il medesimo. Melegari ha poi dichiarato che Lusi ha deciso di non effettuare l’acquisto e dopo qualche tempo, per definire la sua posizione, fu trovato un accordo grazie al quale l’usufrutto della villa veniva ceduto a Lusi per un prezzo pari a un milione di euro già  versato, con l’aggiunta di 241 mila euro e l’usufrutto viene intestato a Micol D’Andrea». 
Anche quando si trattava di effettuare le ristrutturazioni delle sue case, Lusi non badava a spese e attingeva al conto del partito. A raccontarlo è stato il titolare dell’impresa incaricata dei lavori, Roberto Ruggieri. Scrivono i pubblici ministeri: «A verbale afferma che la ristrutturazione dei cinque appartamenti a Capistrello, in provincia de L’Aquila, effettuata tra il 2006 e il 2007 e costata almeno un milione e 300 mila euro è stata pagata con due bonifici da 150 mila euro e assegni di piccolo taglio tratti dal conto Bnl e con beneficiario in bianco. Inoltre ha ricevuto da Lusi, per lavori sulla villa di Genzano circa tre milioni e 900 mila euro di cui solo la parte fatturata (meno di un milione e 300 mila) proviene dai conti della “Paradiso Immobiliare”, mentre la parte restante sarebbe stata versata mediante assegni “liberi” della Bnl. Si sottolinea che Lusi non dispone di altro conto presso la Bnl e che i suoi redditi dichiarati (nei cinque anni l’imponibile dichiarato non ha mai superato i 400 mila euro) sono ben lontani dal consentire un simile volume di spesa nel periodo considerato».


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