by Editore | 30 Marzo 2012 12:03
Sei «inoccupato o disoccupato da più di sei mesi»? Oppure sei «un adulto solo con carico familiare», o «over 50 anni»? Non hai «il diploma di scuola media superiore o titolo di studio professionale»? Non preoccuparti, e soprattutto non accarezzare l’idea malsana del suicidio: c’è chi pensa a te. Non hai che da rivolgerti alla Manpower Group, la multinazionale americana del lavoro interinale seconda nel mondo solo alla svizzera Adecco. In uno dei 4.400 uffici disseminati nel pianeta Terra troverai uno dei suoi 30 mila collaboratori fissi specializzati nell’affittare «lavoratori svantaggiati». In forza dell’«accordo sottoscritto con Italia Lavoro S.p.A., Agenzia Tecnica del Ministero del Lavoro la convenzione (predisposta in collaborazione con Assolavoro) per l’attuazione della disposizioni finalizzate all’inserimento lavorativo, tramite contratti di somministrazione, dei lavoratori svantaggiati, ex art. 13, comma 5-bis, D.Lgs n° 276/2003».
Questo accordo, datato 27 gennaio 2012, e cioè in piena era Monti, consente alla multinazionale di fornire alle aziende che lo richiedano personale sottocosto, in due opzioni: a) «sotto inquadramento dei lavoratori somministrati fino a 2 livelli rispetto a quanto previsto dal CCNL (contratto nazionale di lavoro, ndr) per la specifica mansione»; b) «mantenimento dello stesso livello d’inquadramento previsto dal CCNL per la specifica mansione ma con retribuzione ridotta fino al 20%».
Il fatto che questo trattamento sia stato autorizzato dal governo Berlusconi nel 2003, ministro del lavoro Bobo Maroni, nulla toglie al «valore» dell’accordo siglato per conto del ministro Fornero da Italia Lavoro. Cioè da un governo che in nome della dignità dei precari sta smantellando per tutti il sistema di garanzie conquistate nel secolo scorso. E forse non è superfluo ricordare che il modello italiano di «flessibilità » viene portato a esempio in tutt’Europa. Il presidente Monti, poi, è l’autore della relazione in base alla quale il presidente europeo Barroso ha inviato un testo al parlamento di Strasburgo per ingabbiare il diritto allo sciopero.
Andiamo a vedere chi sono gli «svantaggiati» messi in svendita da Manpower Group grazie all’accordo di fine gennaio con l’agenzia governativa. Chi ha una certa età e ha perso il lavoro in conseguenza della crisi, chi a prescindere dall’età lo cerca ma non lo trova da più di sei mesi, chi ha contratto disabilità , magari lavorando in linea di montaggio o in cantiere, gli ultracinquantenni espulsi dal ciclo produttivo e, infine, chi non ha titoli di studio.
In parole povere, la crisi produce disastri sociali costruendo così un esercito del lavoro di riserva da utilizzare al posto e contro i lavoratori contrattualizzati. Sempre dalle informative della multinazionale statunitense dirette alle aziende scopriamo che l’offerta di forza lavoro ha «costi particolarmente vantaggiosi rispetto alle altre forme di flessibilità , senza che questo comporti oneri di tipo amministrativo per l’azienda utilizzatrice, totalmente in carico alla Manpower S.r.l».
La prima «missione» prevede un «contratto di almeno 6 mesi sia part time che full time, con mantenimento dei vantaggi economici anche in caso di eventuali proroghe fino ai 36 mesi». Tre anni di statuto speciale, sempre che il soggetto «svantaggiato» abbia la «verificata volontà di aderire al suddetto programma d’inserimento». In caso contrario, va detto, più che di un contratto si dovrebbe parlare di riduzione in stato di schiavitù. Il fatto è che dentro la crisi e in assenza di tutele e ammortizzatori sociali, i più deboli sono disposti (costretti) a rinunciare ai diritti contrattuali e persino a quelli costituzionali.
Non c’è bisogno dei migranti per abbattere il costo del lavoro e la dignità operaia, ormai il lavoro sporco riguarda tutti, anche gli indigeni, e quello sporco, va da sé, sporca anche quello che era pulito con l’arma del ricatto e del dumping sociale. In presenza di un crollo della quantità di lavoro è destinata a crollare anche la sua qualità e il revisionismo legislativo in atto, sommato a quello praticato dai governi precedenti, suggella il trionfo delle disuguaglianze e rischia seriamente di scatenare la guerra tra poveri.
Il messaggio di Manpower – che opera sul mercato del lavoro dal lontano 1948 – è chiarissimo, quello del governo «tecnico» anche. Semmai vi rimanesse qualche dubbio, sappiate che «i vostri abituali referenti Manpower sono a disposizione per ogni ulteriore approfondimento».
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