«Senza accordo, riforma in Parlamento»

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ROMA — Il premier Mario Monti è fiducioso sull’esito della trattativa sulla riforma del lavoro, che entrerà  nel vivo martedì: «Penso che avrà  successo» ha affermato pur precisando che le posizioni attorno al tavolo «sembrano ancora abbastanza distanti». È positiva anche il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che intervenendo alla trasmissione Che tempo che fa, ha osservato come soffrano un po’ tutti i protagonisti del negoziato: «Si lamentano le piccole imprese, la Confindustria e pure i sindacati. È la dimostrazione che stiamo lavorando non per una parte ma per il Paese e per il futuro», ha detto annunciando che comunque, accordo o non accordo, il governo presenterà  la sua proposta di riforma in Parlamento. «Non possiamo andare avanti a discutere all’infinito» ha spiegato rilevando come tuttavia il governo voglia «continuare a cercare l’accordo con le parti sociali». 
Questa, ha aggiunto, «non è una stagione qualunque per il Paese. Il governo tecnico ha una maggioranza politica molto ampia con i due partiti maggiori, che in questi anni sono stati contrapposti, impegnati a dialogare». Credo, ha aggiunto poi Fornero, che «siamo abbastanza maturi sui contenuti» della riforma al di là  del focus sull’articolo 18 che comunque «non vuol dire libertà  di licenziare». «Non sono il ministro soltanto dell’articolo 18, non ho nessun interesse a fare una riforma che verta solo su questo», ha affermato. Ciò che «traduce bene la necessità  del mercato del lavoro è il dinamismo. Significa avere un facile accesso e un’uscita non bloccata», ha spiegato. L’urgenza è allora «rendere l’occupazione dei giovani un pò più facile e un pò migliore in termini di qualità : su di loro si è scaricata tutta la flessibilità  cattiva». Il governo ha così iniziato a discutere con le parti sociali «nuove forme contrattuali». Oggi ci sono ragazzi «che non trovano altre forme di lavoro che non siano stage». Ma lo stage può essere «solo formativo, non può essere consentito quando gli studi sono finiti, chi lavora deve essere pagato. La mia intenzione è eliminare gli stage post formazione». 
Per il ministro inoltre, «la flessibilità  che costa poco finisce con l’essere molto utilizzata: prendi un lavoratore, lo usi e poi lo mandi via. Dovrebbe costare un po’ di più così l’impresa deve essere spinta a usare un contratto che io vorrei chiamare dominante, di lavoro subordinato a tempo indeterminato non blindatissimo».
Fornero si è soffermata sul caso Fiat. «O resta in Italia ed è produttiva o deve trovare delle risorse. Una impresa deve essere produttiva e fare lavoro. La Fiat non è libera di fare quello che vuole, deve assumere comportamenti responsabili. Ma se il presidente e l’amministratore delegato mi dicono che hanno intenzione di mantenere gli impegni previsti io devo credergli». Anche Monti, a Torino di fronte ai vertici dell’azienda, è intervenuto sulla vicenda ricordando che «la Fiat ha fatto grande il Paese e il Paese l’ha fatta grande» e sottolineando che resterà  patrimonio italiano se «la Fiat si ricorderà  di quanto talento, impegno e sudore hanno messo gli italiani a renderla tale».
Al ministro ha subito risposto la Confcommercio col direttore generale Francesco Rivolta, critico in particolare sulle modifiche della flessibilità : «La riforma così come è stata presentata rischia di essere contro le imprese, una controriforma».


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