by Editore | 25 Marzo 2012 15:36
ROMA — Senatrice Emma Bonino, Giorgio Napolitano si augura di vedere al più presto una donna al Quirinale. Secondo lei i tempi sono maturi?
«Lo sono sì, e non da oggi! Anzi, meglio: dovrebbero esserlo, perché a guardarsi attorno non lo sono per niente».
Perché?
«Perché abbiamo la classe politica più maschilista che si possa immaginare, perché si sceglie per cooptazione, perché chi ha il potere — ambrosia inebriante — non lo molla. E perché le donne fanno poco per conquistarselo, troppo spesso accettando le scelte dei maschi senza pretendere, senza lottare».
Un invito a uscire dall’ombra e un auspicio come quello di Napolitano è un gesto utile?
«Certo che sì. Mi piacerebbe che fossero le donne a dirlo, ma in ogni caso è positivo che dal capo dello Stato arrivino parole come queste. Proprio quando sfilano i partiti al Quirinale è il momento in cui più viene da piangere: delegazioni tutte al maschile, con la solita eccezione della Finocchiaro, candidati maschi… Sembra di stare a Riyad».
Però ministre anche di dicasteri importanti si stanno facendo largo sulla scena politica.
«E ben vengano, certo, tra poco avremo ministre anche in Arabia Saudita, ci mancherebbe che non ci fossero da noi. Anche perché sono convinta che l’opinione pubblica sarebbe favorevole a una svolta di questo genere viste le prove fallimentari di una politica interpretata soprattutto dai maschi. Ma favorevole la gente lo è da tempo».
Quando nel 1999, con l’endorsement di Giuliano Amato, prese il via la campagna «Emma for president», lei era il candidato più gradito agli italiani in tutti i sondaggi. Perché non ce la fece?
«Perché i partiti siglarono un patto da larghe intese sul nome di Ciampi, che fu eletto al primo scrutinio. In quel caso, più che una partita di genere fu una partita politica».
Oggi però i partiti sono più deboli, certe contestate scelte al femminile sembrano preistoria.
«È vero, stiamo assistendo a cambiamenti importanti. Gli eccessi di volgarità , quel clima di “scollacciamento” al quale abbiamo assistito sembrano superati, stanno emergendo donne competenti, preparate, anche dure, e non è un fatto da poco. Anche se, me lo faccia dire, io non ho mai avuto niente contro i tacchi alti e la bellezza anche in politica, perché il binomio bella-stupida è irritante e falso. Però è un bene che la politica si apra alla complessità delle donne, alle sfaccettature di una società sempre più complicata e, lo sto vedendo in questi mesi, più impegnata nella sua componente femminile nella politica di base, nelle lotte sociali, nella partecipazione: penso a luoghi come “Pari o dispari”, “Se non ora quando”. E però…».
Però?
«Però non basta: per ottenere devi lottare, metterci la faccia, accettare il rischio. Io non vedo una sola donna che si candida a segretario in un congresso, che aspira ai massimi ruoli. Nessuno ti dà niente gratis, siamo noi a dover rovesciare modelli e convenzioni».
Da un sondaggio online di Corriere.it di ieri lei risulta la candidata preferita, con oltre il 38% delle preferenze. Dietro, distanziate, ci sono la Finocchiaro, la Bindi, la Fornero, la Severino… Che significato dà a questi dati?
«Per quanto riguarda me, credo mi si riconosca una vita di impegno nelle politiche e nelle battaglie radicali spesso lontane dal Palazzo ma molto vicine alla gente come quelle per la legalità , la trasparenza, il no al finanziamento pubblico, lo stato di diritto, la mala giustizia».
Buoni motivi per riprovare a correre per il Quirinale?
«Lasciamo perdere via, io ho già dato, quello che potevo fare l’ho fatto, la faccia ce l’ho messa sempre, da donna e da radicale. Poi, si sa, è il Parlamento che vota…».
E delle altre donne che emergono come possibili candidate, le neoministre come Fornero, Severino, Cancellieri, che pensa?
«Penso siano donne competenti, con le loro durezze, i loro caratteri, ma sicuramente capaci, vere. Esprimono un modello di professionalità importante che era stato cancellato negli ultimi anni dalla vulgata volgarizzata della bellezza a tutti i costi. Ce ne potrebbero essere altre, certo».
Le vengono in mente nomi?
«Guardi, se è per questo non me ne viene nemmeno uno di un uomo… Ma si sa, per le donne si chiede sempre l’eccezionalità , per gli uomini non è necessario: è questo il muro che ancora non riusciamo a superare».
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