by Editore | 7 Marzo 2012 9:06
Il peggio avverrà il 16 aprile, quando i conti correnti bancari delle Regioni, dei Comuni e delle Provincie saranno interamente svuotati e il loro tesoretto finirà sul maxi conto centrale dello Stato. Un «prestito forzoso» di 8,6 miliardi di euro: i soldi resteranno formalmente nella titolarità e nella piena disponibilità degli enti locali, ma siccome in molti casi non possono spenderli per non sforare il tetto del patto di stabilità , finiranno per essere utili allo Stato.
Le risorse che — nonostante le durissime proteste, i ricorsi e le diffide di sindaci, governatori e presidenti di Provincia — verranno travasate nella Tesoreria unica, consentiranno allo Stato di evitare l’emissione di 8,6 miliardi di titoli di Stato. E in un momento come questo, quando ancora la tensione sugli spread non è superata, e i tassi che l’Italia è costretta a offrire ai mercati restano ancora alti, l’operazione procura evidenti vantaggi. Così come procura un bel giramento di scatole agli amministratori locali, che dovranno rinunciare ai lauti interessi che le banche corrispondevano sui conti dove depositavano la liquidità , e accontentarsi del misero 1% che riconoscerà loro lo Stato.
I sindaci sostengono che solo per loro il prelievo temporaneo della Tesoreria (il nuovo regime durerà fino al 2014) significa la rinuncia a 300 milioni di interessi l’anno. Lo Stato, invece, con la minor emissione di titoli pubblici potrà risparmiare 320 milioni di euro quest’anno, e 150 nel 2013 e 2014. L’1% di interesse che verrà corrisposto ai legittimi proprietari dei fondi costerà 60 milioni nel 2012 e 70 nei due anni successivi, così l’operazione si traduce in un guadagno netto per lo Stato di 260 milioni quest’anno e circa 80 nel 2013-14.
Sempreché l’operazione tenga. Perché la valanga dei ricorsi è imponente, ma anche perché la Tesoreria unica sta diventando un problema politico. Gli amministratori locali della Lega, ma in generale quelli del Nord, che i soldi li hanno e anche se non li potevano spendere li facevano fruttare in banca, si preparano alle barricate. E a metà aprile potrebbero scattare altre proteste clamorose, come quella della provincia di Treviso, che per evitare il prelievo del 29 febbraio, il giorno prima ha investito tutti i suoi 29,9 milioni di euro in titoli di Stato. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha fatto fuoco e fiamme quando a fine mese la cassa gestita da Unicredit ha dovuto girare a Roma quattro milioni di euro. Che farà il 17 aprile, quando dalle casse della Regione saranno spariti i 400 milioni del gettito del bollo auto?
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