«Prestito» di 8,6 miliardi E lo Stato evita altri Bot

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Il peggio avverrà  il 16 aprile, quando i conti correnti bancari delle Regioni, dei Comuni e delle Provincie saranno interamente svuotati e il loro tesoretto finirà  sul maxi conto centrale dello Stato. Un «prestito forzoso» di 8,6 miliardi di euro: i soldi resteranno formalmente nella titolarità  e nella piena disponibilità  degli enti locali, ma siccome in molti casi non possono spenderli per non sforare il tetto del patto di stabilità , finiranno per essere utili allo Stato.
Le risorse che — nonostante le durissime proteste, i ricorsi e le diffide di sindaci, governatori e presidenti di Provincia — verranno travasate nella Tesoreria unica, consentiranno allo Stato di evitare l’emissione di 8,6 miliardi di titoli di Stato. E in un momento come questo, quando ancora la tensione sugli spread non è superata, e i tassi che l’Italia è costretta a offrire ai mercati restano ancora alti, l’operazione procura evidenti vantaggi. Così come procura un bel giramento di scatole agli amministratori locali, che dovranno rinunciare ai lauti interessi che le banche corrispondevano sui conti dove depositavano la liquidità , e accontentarsi del misero 1% che riconoscerà  loro lo Stato.
I sindaci sostengono che solo per loro il prelievo temporaneo della Tesoreria (il nuovo regime durerà  fino al 2014) significa la rinuncia a 300 milioni di interessi l’anno. Lo Stato, invece, con la minor emissione di titoli pubblici potrà  risparmiare 320 milioni di euro quest’anno, e 150 nel 2013 e 2014. L’1% di interesse che verrà  corrisposto ai legittimi proprietari dei fondi costerà  60 milioni nel 2012 e 70 nei due anni successivi, così l’operazione si traduce in un guadagno netto per lo Stato di 260 milioni quest’anno e circa 80 nel 2013-14.
Sempreché l’operazione tenga. Perché la valanga dei ricorsi è imponente, ma anche perché la Tesoreria unica sta diventando un problema politico. Gli amministratori locali della Lega, ma in generale quelli del Nord, che i soldi li hanno e anche se non li potevano spendere li facevano fruttare in banca, si preparano alle barricate. E a metà  aprile potrebbero scattare altre proteste clamorose, come quella della provincia di Treviso, che per evitare il prelievo del 29 febbraio, il giorno prima ha investito tutti i suoi 29,9 milioni di euro in titoli di Stato. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha fatto fuoco e fiamme quando a fine mese la cassa gestita da Unicredit ha dovuto girare a Roma quattro milioni di euro. Che farà  il 17 aprile, quando dalle casse della Regione saranno spariti i 400 milioni del gettito del bollo auto?


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