L’Europa spinge il piano Fornero sul lavoro

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BRUXELLES — Per la terza volta solo negli ultimi giorni, la Commissione europea riafferma il suo sostegno alla riforma italiana del mercato del lavoro. Sostegno, e anche preoccupazione: per il rapporto tormentato fra governo e parti sociali, e per le sorti dell’imminente dibattito al Parlamento di Roma. Perché, fa sapere il commissario Ue al lavoro Laszlò Andor attraverso la sua portavoce, questa riforma è sì «necessaria per aumentare l’occupazione, incentivare la competitività , e assicurare equità », ma ora «il suo passo dev’essere mantenuto. La responsabilità  per la rapida adozione di una riforma effettiva adesso è del Parlamento. 
«È importante che l’obiettivo e il grado di ambizione del testo finale restino commisurati alle sfide del mercato italiano del lavoro», che grazie a queste misure dovrà  divenire «più dinamico e inclusivo». 
Se nella Commissione europea si fanno queste riflessioni, è certo perché sono arrivati dei segnali precisi in proposito. E la preoccupazione si riflette anche nell’altro auspicio: «Noi speriamo che le autorità  italiane e le parti sociali continueranno a lavorare insieme costruttivamente così da ottenere i migliori risultati possibili». La tensione però sale, e nelle stesse ore il segretario del Pd Pierluigi Bersani ipotizza l’incostituzionalità  della riforma e avverte: «O politici e tecnici riescono a convincere insieme il Paese, o sotto la pelle del Paese ce n’è abbastanza per prendere a cazzotti politici e tecnici». Se sarà  modificato l’articolo 18, incalza Antonio Di Pietro (Idv), «presenteremo un referendum». E la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso preannuncia una manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil sul tema delle pensioni e degli «esodati» per il 13 aprile, a Roma. La data dello sciopero generale, aggiunge, sarà  poi decisa in base alle discussioni nel Parlamento. Ma schiude uno spiraglio: «Bisogna fare di tutto affinché non si approvi la riforma così com’è fatta per quel che riguarda un capitolo… Si possono migliorare i principi positivi presenti in altre parti». 
Tutti gli sguardi sono dunque puntati sul Parlamento. Mentre un invito autorevole alla prudenza giunge dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Non vedo esasperazioni cieche, il mio auspicio è che si attenda la presentazione del provvedimento. Quando sarà  pronto, tutti potranno prenderlo in esame e ricavarne le considerazioni che crederanno». Quel monito rimbalza da Roma a Bruxelles, dov’è condiviso dalla Commissione europea: «Non c’è ancora nulla sul tavolo, ma esamineremo con attenzione il testo della riforma che verrà  adottato dal governo». 
Nell’incertezza del presente, Bruxelles allinea i perché del suo sostegno alla riforma Monti: critica «rigidità  e asimmetrie della legislazione protettiva dell’occupazione», e auspica «un miglior equilibrio fra la flessibilità  dell’entrata e dell’uscita dal mercato del lavoro». Se tanti giovani italiani sono disoccupati, aggiunge la Ue, è anche per effetto di «un sistema duale di protezione con generose garanzie solo per i lavoratori permanenti, attenzione insufficiente alle politiche di riconciliazione, e un dispositivo frammentato di benefici per chi perde il lavoro». Anche il Fondo sociale europeo potrebbe essere attivato a supporto della riforma. Un «piano d’azione per la coesione», ricorda Bruxelles, è stato attivato a fine 2011 per l’Italia: circa 3,7 miliardi possono essere riprogrammati verso diverse priorità , e la prima è proprio l’occupazione.


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