by Editore | 12 Marzo 2012 8:18
Nulla (e soprattutto nessuno) è quel che sembra nel nuovo romanzo di Luigi Carletti Prigione con piscina (Mondadori, pagg. 224, euro 17). A cominciare dal luogo dove tutto accade, Villa Magnolia, un compound residen ziale di lusso nella Roma più esclusiva che, appunto, da paradiso per ricchi può tramutarsi in un luogo chiuso, dove chi entra non esce più. Per proseguire con Filippo Ermini, protagonista e voce narrante, che della reclusione in quella gabbia senza sbarre ha fatto una scelta consapevole e rivendicata. Dopo un incidente in moto che lo ha lasciato su una sediaa rotelle senza l’uso delle gambe, Ermini, professore universitario, scrive stancamente un nuovo libro e passa in piscina le lunghe giornate d’agosto. Giorni segnati da una noia interrotta solo il giovedì pomeriggio, quando può godersi lo spettacolo delle colf vocianti in libera uscita dagli appartamenti dove lavorano per fare il bagno e prendere un po’ di sole.
Ma, al contrario del protagonista della Finestra sul cortile di Hitchcock, l’immobilità forzata non gli accende la curiosità su quanto gli accade intorno e su cosa possono nascondere i suoi vicini. Tutto gli scivola addosso, in un’indifferenza che è parente stretta del disinteresse per la vita. A interrompere questa depressa routine si presenta un nuovo vicino misterioso, educato, piacevole, colto, ma con una schiena devastata da cicatrici orrende. Anche lui non è quello che appare, e dopo il suo arrivo tutto cambierà per quella piccola comunità di condomini ricchi, pettegoli e sicuri di sé. In un attimo, tutto ciò che pensavano di poter tenere lontano dalle mura del loro comprensorio fa irruzione, e nulla sarà come prima.
Siamo in un poliziesco, e le regole impongono di non svelare troppo della trama, dove si affacceranno, tra sorprese e colpi di scena, spaventosi clan criminali, servizi segreti e movimenti clandestini che operano in Sudamerica.
Ma dentro i meccanismi ben congegnati del giallo, quello che questa storia ci racconta è come la vita può sempre sorprenderci alle spalle con la sua ambiguità . E farci scoprire che tra il bene e il male il confine è molto sottile, che dentro la stessa persona possono convivere eroismo e ferocia, che non sappiamo nulla di qualcuno che ha passato la vita accanto a noi. I personaggi di Carletti (che è stato giornalista a Repubblica e nel gruppo Espresso ed è con questo al suo quinto romanzo), sono sempre uomini inseguiti da sé stessi, sconfitti dall’esistenza, schiacciati dal senso d’inadeguatezza.
E così è questo Filippo Ermini, che ha accolto la sua menomazione quasi con sollievo, come una buona occasione per ritirarsi ai margini del mondo.
Mentre il lettore, accompagnato da una scrittura secca che evoca più di quanto non dica, viene risucchiato nel mistero di una vicenda dove gli eventi corrono sempre più veloci, il protagonista scoprirà quanto sia difficile liberarsi dalla ragnatela di affetti e rapporti che, anche senza o contro la sua volontà gli si sono costruiti attorno. E che, anche con un bilancio esistenziale poco lusinghiero, arrendersi non è mai giusto.
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