Le banche sostengono Premafin pronta la ristrutturazione del debito

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MILANO – Una “comfort letter”, con l’impegno a portare nel più breve tempo possibile l’intesa raggiunta sul debito ai rispettivi Comitati e un allegato che ricapitola i termini della questione. La missiva delle banche, attesa con ansia da Premafin, è arrivata ieri pomeriggio, dopo che il giorno prima erano state vinte le resistenze anche del creditore meno convinto a dare il suo assenso, General Electric capital. Quest’ultimo in realtà  ha mandato una sua lettera, leggermente diversa dal testo firmato dagli altri istituti creditori (Unicredit, la banca agente, Mediobanca e poi a seguire Banco Popolare, Cariparma, CariFirenze, cioè Intesa, e Bpm): nel testo inviato da Gec infatti, manca l’inciso finale, in cui si dice che l’accordo relativo alla ristrutturazione del debito sarà  presentato «con parere favorevole della struttura operativa proponente». Insomma, al «proprio organo deliberativo» l’ex Interbanca si limiterà  a presentare l’accordo inerente «al progetto di integrazione». Una firma insomma meno forte rispetto a quella delle altre banche; fermo restando comunque che anche per gli altri istituti «ogni valutazione, inclusa l’eventuale approvazione» resta «di competenza del citato organo deliberativo», al quale i Termini e Condizioni dell’accordo verranno sottoposti «nel più breve tempo tecnicamente possibile».
L’accordo sulla ristrutturazione prevede due ipotesi: una stand alone, in cui il debito di Premafin, circa 365 milioni, viene riscadenzato al 2020. L’altra, considerata di gran lunga la più probabile dalle banche creditrici, in cui il debito viene diviso in due tranche, una da 225 milioni che viene trasformata in bond convertendo in azioni della nuova realtà  post fusione a quattro (Premafin, Fonsai, Unipol Assicurazioni e Milano) e l’altra, da 140 milioni, con rimborso nel 2018 e prima rata in pagamento nel 2016. Il bond potrà  essere trasformato in azioni già  subito dopo la fusione. A sbloccare le trattative ovviamente è stata la disponibilità  di Unipol, messa sul piatto due giorni fa, a farsi carico di 75 milioni del debito bancario di Premafin, ma ovviamente perché il processo vada in porto occorrono ancora molti passaggi, i meno scontati dei quali sono legati all’ok delle autorità  di vigilanza (dall’esclusione dell’Opa, al disco verde dell’Isvap alla fusione di Premafin nelle società  operative, all’approvazione dell’Antitrust). Altro nodo caldissimo, quello dei concambi (oggi si terrà  una prima riunione operativa, tra advisor).
Ancora fino ad oggi, salvo proroghe, resta in piedi anche l’offerta Sator-Palladio. Che ieri ha ricevuto il plauso del Financial Times: nella Lex column il giornale sottolinea che i due fondi «offrono la possibilità  di aumentare la concorrenza del settore assicurativo e una rara opportunità  per modernizzare la corporate Italia». Secondo l’Ft, l’offerta Sator-Palladio appare «molto più chiara, offre agli investitori Premafin un premio maggiore ed evita un inutile fusione di convenienza».


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BORSE MONDIALI
«Finché c’è bottino, c’è speranza», titolava ieri mattina un sito per spiegare l’andamento delle borse alla notizia della conquista di Tripoli. E quello libico, in effetti, è ricco. Una giornata iniziata ancora una volta male, sulle piazze asiatiche e su quelle europee, cambiava di segno con le foto dei ribelli festanti.

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