L’Arca del libro

by Editore | 5 Marzo 2012 8:32

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Ognuno di noi prima o poi si è confrontato con questo dilemma: che fare dei nostri vecchi libri? Se traslochiamo in una casa più piccola, o ereditiamo la biblioteca del nonno, siamo di fronte a scelte dolorose. Ora esiste una salvezza: l’Arca di Noè di tutti i libri della Terra. 
Non è uno dei tanti archivi digitali: è un deposito fisico, per conservare i volumi di carta, e lasciarli alle generazioni future anche in caso di Apocalisse. Ce ne sono già  500 mila, ma alla velocità  con cui vengono raccolti, catalogati e immagazzinati si arriverà  molto presto a 10 milioni. L’Arca di Noè per libri e riviste sta prendendo forma a pochi chilometri da San Francisco: a Richmond, la prima cittadina che s’incontra sulla riva nord-est della Baia dopo Berkeley. Una “periferia povera” rispetto alla Silicon Valley, scelta non a caso: il metro quadro non è così pregiato come a Palo Alto e a Cupertino. Ma la filiazione c’è, con il mondo di Internet che ha fatto la ricchezza di quest’area. 
Il Noè dei libri ha 51 anni, si chiama Brewster Kahle, ed è un personaggio ultra-noto in questo mondo. Dopo gli studi al Massachusetts Institute of Technology, gran parte della sua carriera professionale si è svolta qui in California. Ha accumulato una piccola fortuna personale vendendo ad Amazon la sua società  per la raccolta dati. E ora investe questa ricchezza nel suo nuovo mestiere, che lui definisce modestamente: «Libraio». Con una chiara ispirazione progressista, anti-autoritaria e perfino anti-capitalista. La missione di Kahle cominciò infatti per creare un’alternativa al “progetto Google” di copiare e conservare in formato digitale tutte le opere (libri, giornali). Kahle ha sempre diffidato di Google, un Grande Fratello che secondo lui “privatizzerà ” tutti i contenuti in un recinto protetto da alte barriere di copyright a scopo di lucro. Così ha fondato in alternativa l’Internet Archive, una non-profit che ha già  memorizzato 150 miliardi di pagine Internet, preservandole come beni gratuiti a disposizione di tutti. Via via che procedeva l’Internet Archive, però, Kahle ha deciso di non buttare via gli originali cartacei delle opere che venivano scannerizzate. Ecco nata l’Arca di Noè. Un magazzino materiale, non virtuale. Libri fisici, copie di giornali e riviste, accumulati ordinatamente dentro container, identici a quelli che solcano la Baia sulle navi in arrivo dalla Cina. 
Da quando si è sparsa la voce, il flusso di arrivi cresce in maniera esponenziale: dalle biblioteche municipali che non riescono più a ospitare tutti i volumi ricevuti; anche dai privati che ora sanno di non dover buttare i libri di troppo e possono salvarli dalla raccolta di carta da riciclare. Al ritmo di 20 mila volumi a settimana, il deposito di Richmond occupa già  un intero magazzino industriale, e dovrà  espandersi ben oltre. I primi tre milioni di dollari investiti da Kahle per la logistica sono un acconto di quel che servirà . Il progetto è titanico, e soprattutto anacronistico: perché conservare una copia di ogni originale in carta, deperibile e ingombrante, quando il formato digitale offre uno spazio virtualmente infinito? La risposta di Kahle spiazza le obiezioni. «Noi non sappiamo che evoluzione avrà  Internet – ha dichiarato l’imprenditore al New York Times – e quindi è meglio avere un metodo di conservazione alternativo. Se ai tempi della Biblioteca di Alessandria avessero fatto una seconda copia di ogni volume, e l’avessero mandata in India o in Cina, non avremmo perduto delle ricchezze inestimabili per la cultura dell’umanità ». 
Come dargli torto? Il rischio che la conservazione digitale prenda una via sbagliata, non è solo teorico. Non molto tempo fa si credeva che il microfilm sarebbe stata la tecnologia del futuro per conservare i libri: errore. Poi c’è il rischio-Google, cioè che i contenuti in formato elettronico finiscano nelle mani sbagliate, inaccessibili a chi non obbedisca alle logiche del profitto privato. Per le opere fisiche, di carta, esiste a dire il vero un’altra Arca di Noè, la Library of Congress: 32 milioni di libri catalogati, in 470 lingue. Quella però ha suoi criteri di selezione qualitativa, mentre Kahle rifiuta per principio ogni distinzione tra cultura “alta” e “popolare”. Non si sa mai quali criteri ispireranno il giudizio dei posteri, è meglio non scegliere ora tra Saul Bellow e l’Uomo Ragno. E il fatto di essere indipendente da tutti, comprese le istituzioni degli Stati Uniti, gli è valso un interesse da parte della Cina: il governo di Pechino ha chiesto di poter scannerizzare a sua volta tutti i libri che stanno affluendo nell’Arca californiana.

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