L’allarme Spagna obbliga il premier al rigore

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Un giro di telefonate, venerdì sera, a borse chiuse. Poi altre consultazioni anche a Bruxelles, una crisi diplomatica tra Roma e Madrid. Ecco il retroscena della decisione del governo di accelerare sulla riforma del mercato del lavoro. Obiettivo: prendere le distanze dalla Spagna, allontanarsi il più possibile dal nuovo gorgo che potrebbe risucchiare l’economia italiana, «farla tornare indietro di mesi, anche se non per responsabilità  nostra», come dice pubblicamente sabato Mario Monti dal palco della Confcommercio. 
Dietro le frasi di Cernobbio, che suscitano irritazione a Madrid, c’è quella che il presidente della Bce Mario Draghi, nelle conversazioni private delle ultime ore, definisce «la fortissima preoccupazione per i conti della Spagna» dovuta «all’annuncio del nuovo governo che non avrebbe rispettato il vincolo deficit-Pil» e «ai ritardi nell’approvazione della nuova legge di bilancio». Preoccupazioni che agitano i mercati internazionali facendo temere che possa essere la Spagna il nuovo punto di attacco di chi vuole colpire l’euro. «E alla fine – dice ancora pubblicamente Monti – quel contagio potrebbe arrivare a noi». Il premier riconosce a Madrid di aver «fatto una riforma incisiva del mercato del lavoro», ma accusa il governo di centrodestra di Mariano Rajoy di «non aver prestato attenzione ai conti pubblici. La Spagna ci sta dando grande preoccupazione per i tassi di interesse in aumento».
La dinamica dell’ultima settimana è lì a dimostrarlo. Tra martedì e venerdì lo spread tra i bonos spagnoli e i bund tedeschi è passato da 317 a 360. E, a cascata, lo spread dei titoli italiani è risalito da 280 a 320. I nostri btp stanno sempre meglio di quelli di Madrid ma subiscono la dinamica negativa innescata dalla crisi spagnola. E’ il gorgo che comincia lentamente a girare perché ogni difficoltà  sul fronte euro finisce per rafforzare i titoli tedeschi che diventano beni-rifugio di fronte a una nuova imminente tempesta. I Paesi a economia debole finiscono per risentirne tutti. Un nuovo rialzo dei tassi, dice Monti, «sarebbe una cosa molto sgradevole che ci farebbe tornare indietro di mesi».
Parole di grande preoccupazione che fanno arrabbiare i vertici di Madrid. «Le affermazioni del premier italiano – scrivevano ieri i giornali spagnoli – ha provocato irritazione nel governo Rojoy». Sabato sera è stato così necessario l’intervento della portavoce di Monti per precisare che il premier aveva comunque apprezzato la riforma del lavoro decisa dalla Spagna. 
Ma è un fatto che «il rischio del contagio», come dice Monti, è reale. Crisi diplomatiche a parte, questo è uno degli elementi che potrebbe aver spinto il premier a mantenere una linea rigida sull’articolo 18 senza però tentare il braccio di ferro con i sindacati che sarebbe stato implicito in un decreto. Un cedimento o, all’opposto, lo scontro aperto, avrebbero indebolito l’immagine dell’Italia sulle piazze finanziarie. Così sabato pomeriggio dopo pranzo, nel colloquio riservato sotto il platano di Cernobbio, alla domanda di Camusso: «Perché siete così rigidi sull’articolo 18?», Monti ha risposto: «Perché dobbiamo tenere conto delle reazioni dei mercati». «Ma il governo non ha riconquistato quella fiducia?». «La fiducia – ha replicato il premier – non si conquista mai per sempre. Dottoressa Camusso, guardi che cosa succede in questi giorni con lo spread in Spagna…».


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