La Germania “La Grecia ce la farà “
«Nessuno può predire il futuro, la priorità è varare il secondo pacchetto per la Grecia… confido che le difficili misure decise con il governo di Atene la porteranno sulla via del risanamento». E sull’Italia: «Nessuno meglio di Mario Monti sa quali riforme strutturali sono necessarie per la crescita in Italia…lui è un faro di speranza, non solo per l’Italia ma per l’Europa intera». Così parla Wolfgang Schaeuble, il potentissimo ministro delle Finanze tedesco, l’uomo-chiave oggi più della stessa Merkel nella crisi dell’euro e massima, ultima voce europeista della generazione di Kohl e Delors, a due giorni dalla visita di Angela Merkel a Roma.
Ministro, la Grecia sta ottenendo il secondo aiuto, ce ne sarà un terzo?
«Nessuno può predire il futuro. L’analisi di sostenibilità del debito della trojka presume che la Grecia arriverà nel 2020 a un debito al 120,5 per cento del Pil. L’obiettivo sarà raggiunto se la Grecia rispetta gli impegni del secondo pacchetto. Ma parliamo di 8 anni. Nessuno può escludere che la Grecia necessiti di un ulteriore pacchetto. Non è il tempo di speculare, ma di varare il secondo pacchetto per Atene».
Gli economisti non ci credono, perché?
«Ci sono divergenze d’opinione, e molta incertezza. Per questo i ministri delle Finanze dell’eurozona hanno concordato un secondo pacchetto per Atene basato sulle analisi della trojka, non sulle loro opinioni. Uno scenario realistico, non ottimista. Noi politici dobbiamo alla fine decidere. Sono convinto che abbiamo preso le migliori decisioni possibili, sullo sfondo dell’incertezza. Ma non è stato facile e non posso dare una garanzia di successo al 100 per cento».
Ci vuole un Piano Marshall per la Grecia?
«E’ compito della Commissione europea: deve assicurare che la Grecia possa usare i fondi europei già disponibili per stimolare la crescita. Sarebbe un bell’esempio di solidarietà europea se eseguito rapidamente. Ma non è un surrogato al secondo programma per Atene, a riforme e riduzione del debito».
Le misure chieste ai greci sono durissime, i tedeschi le accetterebbero?
«Se avessimo una crisi simile, faremmo tutto il possibile per restare nell’eurozona…i salari minimi greci sono stati ridotti al livello di quelli spagnoli. Dovreste ascoltare èstoni, sloveni o slovacchi: le riforme chieste alla Grecia sono meno della metà di quelle accettate dai loro paesi dopo il 1989. I greci devono capirlo, prima di dire che i problemi sono colpa degli altri, o magari dei tedeschi. Non è così. Noi aiutiamo, e io stato il primo a chiedere ai media tedeschi di non parlare con pregiudizi o insulti della Grecia».
Vista la tragica crisi sociale greca non si chiedono condizioni troppo dure?
«Noi vogliamo aiutare, ma nessuno obbliga la Grecia ad accettare l’aiuto. E’ chiaro che la Grecia ha un problema e ha bisogno di aiuto. Mi riferisco a quanto mi dice il governo greco, e la Trojka. Vogliamo aiutare, possiamo solo se ha senso».
Ma a livello europeo troppa austerità non può uccidere ogni ripresa?
«I problemi dell’eurozona hanno due cause: alti deficit e debito sovrani di alcuni Stati e mancanza di competitività . Che possiamo superare solo con riforme strutturali. Dieci anni di tassi bassi hanno spinto alcuni Stati dell’eurozona a rinviarle. Adesso, sotto il pressing della crisi, devono vararle».
Come conciliare tagli e crescita?
«Secondo Commissione europea, Fmi e Ocse, la Ue non rischia una piena recessione, solo crescita debole, per le cause appena dette. Diciamo: non si tratta solo di tagliare spese bensì di rilanciare la crescita. Per questo servono riforme strutturali».
Monti fa abbastanza per la crescita o no?
«Nessuno sa meglio di Mario Monti quali riforme strutturali sono necessarie per la crescita economica in Italia. Le sue scelte sono premiate dai mercati con interessi più bassi sui titoli sovrani. I mercati si fidano di Monti. Lui è un faro di speranza non solo per l’Italia ma per l’Europa intera. E’ stato eletto dal Parlamento, ha piena legittimità . I partiti hanno deciso che il governo precedente non era più capace di risolvere la crisi e sembrava aver perso la fiducia dei mercati. Allora si sono accordati per un cosiddetto “governo dei tecnici”. Non è la prima volta che questa soluzione funziona in Italia. La situazione attuale mi ricorda i primi anni ‘90, quando Ciampi creò le precondizioni per la partecipazione italiana all’euro. Lasciamo che il popolo italiano decida cosa accadrà l’anno prossimo, dopo le elezioni».
Dopo Ciampi , però, venne l’era Berlusconi …
«Non do consigli a elettori che non sono i miei. Ma la decisione italiana – formare il governo dei tecnici e dargli abbastanza tempo per lavorare, invece di affrettarsi verso nuove elezioni – si è dimostrata molto successful, efficace».
Che dice della paura europea di un’egemonia tedesca?
«Le assicuro, la Germania non ha né l’intenzione né la capacità di dominare l’Europa. Al contrario: la stabilità dell’euro e una crescita robusta nella Ue dipendono dalla Germania in misura molto maggiore di quanto i tedeschi non vorrebbero. Dedurre da ciò che noi vogliamo governare l’Europa è assolutamente insensato. Un esempio: la cancelliera e io abbiamo fatto di tutto per trasformare il fiscal compact in emendamento ai Trattati europei, per dare alla Commissione europea un maggior ruolo e ridurre il peso degli Stati membri. Purtroppo il Regno Unito ha bloccato ciò, ma non c’è prova migliore che la Germania non vuole dominare la Ue».
Ma Ulrich Beck parla di nazionalismo dell’euro tedesco…
«Non fu solo auspicio dei tedeschi introdurre l’euro, ma di molti paesi europei. Anche della Grecia, che nessuno ha costretto a entrare nell’unione monetaria, così come nessuno ha costretto l’Italia. Fu Mitterrand a volere una valuta europea stabile come il marco. Purtroppo poi anche noi tedeschi abbiamo violato le regole del Patto di stabilità e crescita (2002-2004)».
Il fiscal compact è abbastanza per costruire più Europa politica, e in futuro per gli eurobond?
«E’ un passo importante verso un’unione della stabilità …è “più Europa”, è la via giusta. La via dell’unione europea è sempre stata cammino passo per passo. Bisogna convincere la gente che si va nella giusta direzione. E’ giusto che Kohl chieda sempre più Europa. Più Europa è nell’interesse di tutti…ma mettere in comune responsabilità di debiti, cioè eurobond, può solo essere ipotizzato realizzando prima una politica di bilancio comune. Altrimenti sarebbe errato».
Perché non dare alle Bce competenze tipo Fed?
«Non condivido quest’idea. Il dollaro è una valuta di riserva globale, il cui cambio è determinato da ben altri fattori che non il rischio d’inflazione Usa. Per l’euro non è così. La fiducia nell’euro è fortemente determinata dalla sua stabilità , per questo è così importante che l’eurozona la garantisca. La Bce non può e non dovrebbe finanziare i debiti degli Stati membri. E’ compito dei governi. La Bce deve garantire sufficiente liquidità nell’eurozona e frenare l’inflazione. Lavora oggi in modo eccellente, e del tutto indipendente. Cambiando daremmo ai politici la tentazione di stampare moneta ogni volta che vorranno».
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