by Sergio Segio | 20 Marzo 2012 13:44
Torino – La crisi economica ha un impatto negativo su migranti e minoranze etniche, rendendoli particolarmente vulnerabili a disoccupazione e precarietà occupazionale. La flessione dell’economia crea anche paure diffuse che da un lato stimolano comportamenti razzisti e dall’altro riducono le risorse impegnate per combatterli, con il risultato di indebolire l’azione contro razzismo e xenofobia. Sono alcune delle conclusioni del “Rapporto ombra” 2010-2011 sul razzismo in Europa che sarà reso pubblico da Enar – una rete di oltre 700 Ong di tutti gli stati membri dell’Unione europea – domani, in occasione della Giornata internazionale contro il razzismo. Il rapporto, basato su 27 rapporti ombra nazionali preparati dai membri di Enar, mette in evidenza che le minoranze etniche e religiose si trovano di fronte a discriminazione ed esclusione in ogni campo della vita, dall’occupazione all’istruzione, dall’abitazione all’azione di polizia.
Lavoro. In Spagna, per esempio, un lavoratore immigrato è stato licenziato per aver chiesto un contratto di lavoro dopo aver lavorato nove ore al giorno, sei giorni alla settimana, per 600 euro per due mesi. Nel Regno Unito, il tasso di disoccupazione per le minoranze etniche è del 12,8%, mentre quello della popolazione generale è pari al 7,8%. In Bulgaria, il tasso di disoccupazione dei rom è pari al 49,9%, tre volte più della media. In Irlanda, il 62% dei tassisti africani sostiene di aver subito discriminazioni mentre cercava lavoro nel settore.
Salute. In Romania l’aspettativa di vita dei rom è dieci anni più bassa rispetto alla media degli europei e quasi metà dei bambini rom non ha accesso alle vaccinazioni. In Germania, secondo uno studio del luglio 2010 sui richiedenti asilo nei centri di detenzion, il 90% degli intervistati dice che la detenzione ha avuto un impatto negativo sulla sua salute mentale.
Violenza. Sono in crescita gli atti di violenza con motivazioni razziali commessi da gruppi neonazisti e da altri criminali, parallelamente al crescente successo di partiti e movimenti di estrema destra, come è accaduto nel Regno Unito, in Danimarca, Ungheria, Grecia e Polonia.
Casa. In Belgio, Danimarca, Austria, Lituania, Svezai, Spagna, Finlandia, Irlanda, Repubblica Ceca, Paesi Bassi, Malta e Polonia, le agenzie immobiliari discriminano perché all’inizio sembrano accoglienti, ma poi dicono ai clienti immigrati che gli alloggi non sono disponibili. In Grecia, gli insediamenti dei rom sono totalmente isolati dalla maggioranza della popolazione e mancano servizi di base come acqua potabile e elettricità .
Scuola. In Romania, oltre il 75% di chi abbandona la scuola ha origini rom. In Austria, un’alta concentrazione di alunni immigrati è nelle cosiddette special needs school.
Il rapporto evidenzia anche che le persone di origine africana sono particolarmente vulnerabili al razzismo e alla discriminazione etnica in molti Stati dell’Ue, e la loro visibilità aumenta questa vulnerabilità . Nel Regno Unito le probabilità d’essere fermati e perquisiti sono sei volte superiori per i neri rispetto ai bianchi; in Spagna il 36,8% dei proprietari di case rifiutano di affittare ad africani delle regioni subsahariane. Sebbene tutti gli Stati membri dell’Ue abbiano trasposto nella legislazione nazionale le norme europee contro le discriminazioni, pochi sono i casi portati davanti a un tribunale e le leggi sono spesso inapplicate nella pratica. Inoltre, nella maggior parte degli stati membri c’è una tendenza a politiche dell’immigrazione più restrittive tese non solo al controllo delle frontiere esterne ma anche a limitare il diritto di residenza all’interno dell’Unione europea.
Il Presidente di Enar, Chibo Onyeji, ha dichiarato: “Oggi in particolare, nella Giornata Internazionale contro il razzismo, è preoccupante vedere che razzismo e discriminazione continuino ad essere così pervasivi in tutta l’Unione europea. I politici devono dimostrare capacità di guida e trasmettere con forza il messaggio che l’uguaglianza nell’accesso al lavoro, alla casa e all’istruzione sono cruciali per costruire una società prospera e coesa, che è ancor più necessaria in tempi di crisi economica. Non possiamo permetterci di respingere ai margini interi settori della popolazione europea”. (vedi lancio successivo)
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