La Chirikova, eroina “verde” della protesta “Voto truccato, noi torniamo in piazza”

by Editore | 5 Marzo 2012 9:18

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Mosca – «Andiamo in piazza perché è tutto finto, tutto stabilito a tavolino. Che ci arrestino pure. Ci saranno altri a continuare e saranno sempre di più». Evgenja Chirikova arrossisce e fissa il pavimento come a scusarsi per la rabbia che le esplode dentro. E’ il suo limite ma anche il suo fascino: un’aria da ragazzina spaurita e un carattere da vero leader della rivolta anti Putin; la più amata insieme al blogger anticorruzione Aleksej Navalnyj. Ingegnere, ecologista per caso, 35 anni e due bambine piccole. E un sogno: «Una Russia democratica». 
Ma non è possibile che Putin abbia recuperato i consensi che sembravano perduti?
«Ditemi un solo motivo perché la gente avrebbe dovuto votarlo in massa. Il crollo della sua popolarità  è evidente. Per le strade, su internet. Io stessa ne sono una prova».
In che senso?
«Che la mia piccola battaglia per salvare dagli speculatori la foresta di Khimki, raccoglie decine di migliaia di sostenitori da tutto il Paese. Pensate che abbiano a cuore le betulle di casa mia? No, ce l’hanno a morte con questo regime opprimente e bugiardo». 
Ma intanto Putin sarà  presidente per altri sei anni. Che farete?
«Le rispondo da ingegnere: quando la radioattività  raggiunge la massa critica, la reazione nucleare a catena è inevitabile. Continueremo a protestare e prima o poi dovrà  andarsene. Più cercherà  di restare al potere, più la sua fine sarà  spiacevole per lui».
Che fa, minaccia? Avete in preventivo anche azioni violente?
«Non minaccio. Annuncio un martellamento continuo e logorante che porterà  a un cambio di potere pacifico. E’ ineluttabile». 
Putin ha promesso che non userà  la forza per fermarvi. Ci crede?
«Non si può credere a uno che ha fatto quello che sappiano nel Caucaso. E che ha sulla coscienza le finte bombe terroristiche del ‘99 con tutti quei morti a Mosca e dintorni».
Ma allora come pensa di continuare davanti a una eventuale repressione?
«Ma pensate che, quando hanno arrestato Navalnyj, il suo blog anticorruzione sia morto? I suoi hanno continuato e le adesioni sono cresciute. Cosa possono fare? Chiudere i siti? Qualcuno ne aprirebbe altri. Chiudere Internet? Gli crollerebbe l’economia. Per non parlare dell’immagine internazionale». 
Ma voi non sembrate così forti e uniti. Tra di voi c’è di tutto: liberali, comunisti, nazionalisti, atei e cristiani ortodossi, perfino qualche razzista. 
«Ed è questa la nostra forza. Non diamo punti di riferimento. Possono colpire me, Navalnyj, altri leader. Ma non hanno una forca in gradi di impiccarci tutti».
Siete senza un leader, un gruppo di comando. Come potete andare avanti?
«La centralizzazione è una antica piaga della Russia. La gente invece è felice di far parte di un esercito, finalmente senza generali. I leader verranno. Sarà  Navalnyj o forse un altro. Ma ora l’obiettivo è uno solo e non servono Comitati Centrali: Una Russia senza Putin».

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