India, i maoisti pronti a rilasciare un ostaggio

by Editore | 22 Marzo 2012 7:21

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BHUBANESWAR (Orissa) – Claudio Colangelo sta male e potrebbe essere liberato presto. Probabilmente è un riacutizzarsi della malaria che teneva già  a bada con i farmaci, in ogni caso un problema da risolvere al più presto per i maosti naxaliti che sentono di avere tra le mani un pericoloso boomerang. Le sue condizioni «non sono gravi», fanno sapere gli estremisti rossi, ma la prigionia nella giungla ha messo ko il pensionato laziale appassionato di etnologia e medicina tribale. A più di mille metri di altezza, nelle austere e silenziose montagne del Daringibadi, di giorno fondi all’afa e la notte geli, gli insetti sono un flagello e l’umidità  un tormento: non è il luogo ideale per curarsi e rimettersi in piedi.

I maoisti ne sono così consci che stanno facendo di tutto per accelerare la trattativa: come avevamo anticipato ieri, sono pronti a liberare il primo dei due italiani in cambio del ritiro delle nuove accuse formulate nei confronti di cinque ribelli che erano appena stati assolti in tribunale, tra i quali la moglie del leader Panda. Si accontenterebbero di una porzione minima delle tredici richieste mosse al governo dell’Orissa per la liberazione dei due ostaggi. Ora dopo ora, la detenzione si sta rivelando, se non altro, un errore politico per un movimento logorato da arresti e defezioni, che per di più annaspa da anni in una crisi di consensi: tra cortei e sit-in, il popolo dell’Orissa ha espresso chiaramente da che parte stia, e non è quella che speravano. «I rapimenti sono sempre sbagliati, ma rapirei turistiè anche molto stupido. Di cosa vivremo, se li cacciamo via?», dice un ragazzo alla guida del suo risciò. Persino le tribù che ostentano di difendere, lavorano e vendono deliziosi oggetti artigianali ai turisti.

Così, mentre la situazione evolve di ora in ora e persino nel vertice dei maoisti – riferisce chi è direttamente in contatto con loro – c’è chi comincia a domandarsi cosa possono realmente guadagnarci da questo doppio rapimento, la burocrazia politica indiana annaspa nel tentativo finora non riuscito di allestire il tavolo delle trattative ufficiali.

Sul fronte dei tre delegati maoisti è ancora nebbia, e il governo dell’Orissa non sembra affaticarsi per scioglierla. Domani arriverà a Bhubaneswar il secondo mediatore approvato dall’esecutivo: ha accettato l’incarico, ma manca ancora un nome per completare la squadra e il governatore Naveen Patnaik ha invitato i maoisti a proporre un nuovo sostituto, anziché chiedere di iniziare comunque. E non basta: il primo mediatore dei ribelli ufficialmente nominato ha chiesto al governo di riunire nel carcere di Bhubaneswar tre leader maoisti detenuti in altre città , con i quali potranno scambiare pareri durante le trattative.

Un pantano politico snervante, eppure la soluzione sembra davvero a portata di mano. Se il governo non può aderire a tutte le richieste avanzate, come la liberazione di ergastolani sanguinari, non dovrebbe avere difficoltà  ad accoglierne molte altre, come promettere ai maoisti un impegno concreto per il benessere dei nativi. E l’impressione è che possa bastare un piccolo passo per riportare a casa incolumi Paolo e Claudio. A patto di decidersi, finalmente, a compierlo.

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