Indennizzo per chi è espulso arrivano i nuovi ammortizzatori stretta su partite Iva e cocopro
Oggi la riforma del lavoro Monti-Fornero arriva sul tavolo del Consiglio dei ministri, dove sarà approvata con la formula “salvo intese”. Non avrà quindi bisogno di ulteriori passaggi a Palazzo Chigi. Di cambiamenti -comunque – il governo non ha voluto sentir parlare: nonostante le pressioni di Pd e Cgil (cui si sono aggiunte Cisl e Ugl) la formulazione sui licenziamenti non è stata toccata. Il premier Monti si è limitato a promettere una attenta stesura del testo per evitare abusi del licenziamento per motivi economici.
Il governo ha puntualizzato gli interventi su ammortizzatori sociali e contratti anti-precariato. L’Aspi sostituirà assegni di disoccupazione e mobilità : in diversi casi sarà più alta dei primi, ma la copertura assicurata è decisamente ridotta rispetto alla seconda. Penalizzati soprattutto i lavoratori anziani del Sud. Per quanto riguarda la lotta al precariato, la riforma mette paletti sull’uso delle partite Iva e le trasforma in lavoro subordinato quando nascondono una prestazione continuativa. Norme più rigide per l’utilizzo dei cocopro.
GLI AMMORTIZZATORI Un paracadute per gli over 58 ancora lontani dalla pensione
Per evitare che la maggior parte dei precari resti esclusa dall’ Aspi (l’assicurazione sociale che sostituirà mobilità e disoccupazione) il governo vara la “mini-Aspi”. Avrà diritto al sostegno al reddito pieno (il 70 % della retribuzione per 12 mesi, 18 per gli over 55) chi nell’ultimo biennio avrà lavorato per almeno 52 settimane. Ma se le settimane di lavoro saranno state solo 13 nell’ultimo anno, si avrà comunque diritto ad una “mini-Aspi” (per un periodo di tempo più limitato). L’Aspi sarà coperta grazie ad un aumento dell’1,4 per cento sui contributi versati dall’azienda a carico dei contratti a tempo determinato (ma l’aumento non vale sui contratti stagionali). La nuova assicurazione entrerà a pieno regime nel 2017, ma la fase transitoria partirà già dal 2013. In diversi casi sarà più alta dell’assegno di disoccupazione, ma durerà decisamente di meno rispetto alla mobilità . Resta in vita la cassa integrazione ordinaria e quella straordinaria per i soli casi di ristrutturazione. Previsto un fondo, coperto dalle aziende, per sostenere i lavoratori over 58 che – finita l’Aspi – risulteranno ancora lontani dalla copertura pensionistica.
I GIOVANI Stretta per il precariato selvaggio in caso di abuso scatta l’assunzione
Il governo definisce i paletti destinati a frenare il lavoro precario. Per poter assumere nuovi apprendisti, per esempio, l’azienda dovrà aver confermato a tempo indeterminato una certa quota dei precedenti contratti. In compenso non avrà l’obbligo di affiancare al giovane un tutor. Fra un contratto a tempo e un altro ci dovrà essere un intervallo temporale più lungo rispetto a quello attuale. Per evitare gli abusi nei contratti a tempo parziale, il datore di lavoro avrà l’obbligo di comunicazione amministrativa (e di preavviso al dipendente) su ogni variazione di orario. Partite Iva: per smascherare quelle “finte” il rapporto diventerà di carattere subordinato se la prestazione durerà più di sei mesi, se prevede una postazione fissa di lavoro in azienda, se il collaboratore ne ricaverà più del 75% del suo reddito. Nei contratti a progetto non potranno essere introdotte clausole individuali, dovrà meglio essere definito il concetto di «progetto» e – anche qui- se la prestazione risulterà analoga a quella di un lavoratore dipendente il rapporto diventerà subordinato.
L’ARTICOLO 18 Il rischio è di fare passare sotto banco decisioni di carattere discriminatorio Il rischio è di fare passare sotto banco decisioni di carattere discriminatorio
Licenziamenti e articolo 18: è la questione che più divide politica e parti sociali, ma è anche quella sulla quale il governo non ha voluto fare concessione. Ieri il premier Monti vi si è soffermato solo per precisare che «il governo si impegna a definire un articolato tale per cui gli abusi saranno evitati». Ha promesso, quindi, «attenzione sulla stesura» per far sì che i licenziamenti per motivi economici non mascherino di fatti un allontanamento dovuto a discriminazione o per cause disciplinari. Nel corso del vertice la Fornero ha stoppato il leader dell’Ugl Centrella quando ha cercato di ritornare sull’argomento (anche perché l’Ugl ha detto che voterà «no» se la riforma non cambierà su questo punto). Resta quindi invariato il progetto iniziale presentato dal governo: reintegro solo in caso di discriminazione (anche per aziende con meno di 15 dipendenti) e indennizzo senza reintegro nel caso di illecito licenziamento per motivi economici. Sul disciplinare invece sarà il giudice a decidere se l’azienda dovrà risarcire il dipendente ingiustamente licenziato o se ci saranno gli estremi per una sua riassunzione.
GLI INCENTIVI Nuovi fondi a favore dell’occupazione per donne, disabili e immigrati
Politiche per l’occupazione: la riforma del lavoro – oltre a rientrodurre il divieto di dimissioni in bianco che il precedente governo Berlusconi aveva lasciato cadere – stanzierà dei fondi a favore dell’occupazione delle donne, dei disabili e degli immigrati. Il ministro Fornero non ha fornito cifre, ma ha ammesso che non si tratterà di grandi capitali.
Tra i punti da sviluppare – ha poi precisato – «c’è il lavoro che faremo con le regioni per le politiche attive ed i servizi». Ci sono troppe differenze fra gli «aiuti» e gli interventi forniti dalle diverse amministrazioni, ha detto. E le prestazioni peggiori sono fornite proprio neri territori che più ne avrebbero bisogno: nel Mezzogiorno, per esempio, proprio dove la disoccupazione giovanile raggiunge vette vicine al 40%. «Ci sono Regioni o Province Autonome dove le politiche funzionano molto bene e ce ne sono altre dove funzionano molto male». L’obiettivo di governo sarà quello di arrivare ad uno standard minimo su tutto il territorio e Palazzo Chigi detterà la lista dei requisiti al di sotto dei quali non si potrà scendere.
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