by Sergio Segio | 5 Marzo 2012 18:15
ROMA – I dati ufficiali sul fenomeno della violenza fisica e sessuale contro le donne sono riportati nella prima indagine multiscopo Istat interamente dedicata alla sicurezza delle donne, che comprende nel campione 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni intervistate su tutto il territorio nazionale (tecnica telefonica) dal gennaio all’ottobre del 2006 e nei dati forniti dalla Polizia di stato riguardanti i reati denunciati in Italia con vittime di sesso femminile, riferiti al periodo 2006-2010.
L’indagine Istat. Quasi 7 milioni (6 milioni 743 mila) donne italiane tra i 16 e i 70 anni (Istat, 2006) hanno subìto, nel corso della vita, una forma di violenza, fisica o sessuale, dentro o fuori dalla famiglia. Un milione 400 mila donne hanno subito forme di violenza sessuale prima dei 16 anni, oltre 7 milioni hanno subìto o subiscono violenza psicologica. In particolare sono quasi 4 milioni le donne che hanno subìto violenze fisiche (18,8%), mentre 5 milioni sono state vittime di violenze sessuali (23,7%) e, tra queste, circa 1 milione ha subìto stupri o tentati stupri (4,8% della popolazione femminile nella classe considerata). Sono i partner o gli ex partner i responsabili principali della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica e di alcune forme di violenza sessuale (in particolare gli stupri e i rapporti sessuali non desiderati ma subìti per timore di conseguenze). Tuttavia, appena il 7,3% di coloro che subiscono violenze fisiche o sessuali dal partner le denuncia, e ciò è giustificato dal fatto che solo una donna su 3 le considera reati. Le quote di donne che sporgono denuncia sono inferiori alla media nazionale, non solo in tutte le regioni del sud (a eccezione della Puglia), ma anche in alcune regioni del nord (Piemonte 5,8% e Emilia-Romagna 5,1%). Il 6,6% della popolazione femminile dai 16 ai 70 anni ha subìto forme di violenza sessuale prima dei 16 anni. In poco meno della metà dei casi la violenza è perpetrata da un conoscente o da un parente (equamente distribuiti); nei casi di violenza segnalati come molto gravi, responsabili dei reati sono soprattutto le persone più vicine. Oltre la metà delle vittime dichiara di non avere parlato con nessuno dell’accaduto.
Le denunce alla Polizia di stato. Quasi 23 milioni di donne italiane hanno subìto nel 2010 lesioni personali, 7 milioni percosse, oltre 3,5 milioni violenze sessuali. Gli omicidi di donne da parte degli uomini sono stati 157 nel 2010 e 108 nei primi dieci mesi del 2011.
Violenze sessuali, lesioni e percosse a danno delle donne mostrano una lieve flessione negli anni 2007-2010. Dopo un sensibile incremento del numero dei reati dal 2006 al 2007, il numero dei reati in tutti e tre i casi decresce per gli anni successivi fino al 2010. Il calo più significativo lo fa registrare quello sulle violenze sessuali: dopo un aumento nel periodo 2006-2007, passando da 3.774 casi ai 4.171, il numero di questo tipo di reato decresce costantemente (4.001 nel 2008, 3.743 nel 2009) fino al 2010 dove si contano 3.584 reati. Le lesioni personali, invece, sono passate da 21.756 nel 2006 a 22.763 casi del 2010, passando però per i 24.344 casi nel 2007, 24.566 nel 2008 e 23.056 nel 2009. Stesso andamento per il reato di percosse: da 6.858 casi del 2006, i reati hanno superato gli oltre 7.500 casi nei tre anni successivi, per poi diminuire nel 2010 fino a 6.895 reati. In diminuzione rispetto al 2006, ma non rispetto al 2007/2008, anche il numero di omicidi volontari a danno di donne. Gli omicidi volontari sono passati da 84 nel 2005 al picco di 180 nel 2006 e 157 nel 2010 (erano 149 nel 2007, 148 nel 2008, 173 nel 2009). In totale dal 2006 al 2010 sono state uccise 807 donne. I tentati omicidi volontari, sono passati da 279 nel 2006 a 256 nel 2010 (passando per 299 casi nel 2007, 286 nel 2008 e 235 nel 2009). Nella sola Emilia-Romagna nei primi dieci mesi del 2011 sono avvenuti 14 casi di uccisioni (erano 7 nel 2005).
I centri-antiviolenza aperti in Italia. Da 56 strutture del 2000 a 125 del 2010, la metà delle quali (61) offre anche case di ospitalità . La maggior parte (99) è gestita direttamente da associazioni di donne. La mappa dei centri è realizzata dalla Casa delle donne di Bologna. Il numero rimane molto lontano da quanto richiesto dall’Unione europea (secondo gli standard di Bruxelles dovrebbero esserci un posto letto ogni 10 abitanti: in Italia si raggiunge solo il 6% della copertura richiesta).
Lo studio della Casa delle donne di Bologna. Secondo la ricerca “Il costo di essere donna Indagine sul femicidio in Italia” (che prende in considerazione 127 assassinii di donne da parte degli uomini avvenuti nel 2010, ritenendo il dato sottostimato di circa un terzo), dal 2005 al 2010 gli omicidi sono stati 650. L’autonomia della donna, soprattutto nella scelta di separarsi, è spesso all’origine dei delitti (19% dei casi). Al secondo caso nella classifica dei moventi il raptus (13%). Le mura domestiche si rivelano il posto più pericoloso per le donne: il 36% delle uccisioni avviene a casa della donna e il 25% a casa della coppia. Gli assassini sono persone con cui si hanno relazioni intime: nel 22% dei casi si tratta di mariti o compagni, in altrettanti di ex, nel 13% di conoscenti o colleghi. Sono in maggioranza italiani sia gli autori (79%) che le vittime delle violenze (78%), molte delle donne uccise hanno tra i 36 e i 45 anni (22%) o tra i 46 e i 60 (27%) e anche la maggior parte degli assassini appartiene alle stesse fasce d’età (rispettivamente il 24 e il 32%). L’arma da fuoco è usata nel 31% dei delitti (in molti casi le armi risultano regolarmente possedute), alte le percentuali per le armi da taglio (26%), l’asfissia (20%) e le percosse (7%).
Fonte: Guida per l’informazione sociale[1]
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