In dirittura l’emendamento salva-banche
ROMA – Il fronte del sì è quasi bulgaro. Il governo e tutte le forze politiche (a parte la Lega e l’Udc), sono pronte a trovare una soluzione al pasticciaccio delle commissioni bancarie sulle linee di credito annullate da un emendamento inserito all’ultimo momento nel decreto liberalizzazioni. Un provvedimento che ha scatenato la rivolta delle banche con le dimissioni della Presidenza dell’Abi, che tuttavia, visto il clamore suscitato, dovrebbero essere respinte dal Comitato esecutivo che si riunirà a metà marzo. I banchieri chiedono che venga ripristinata la formulazione originaria e cioè che le commissioni siano nulle quando le banche nell’applicarle non rispettino i criteri di trasparenza. Criteri che però, secondo il decreto Salva-Italia (che è già legge), il governo dovrebbe “dettare” al Cicr, il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio. Per ora il protocollo Cicr è in alto mare, mentre la norma “azzoppata”, che secondo l’Abi farebbe crescere il costo del credito, viaggia insieme al decreto liberalizzazioni, che a fine marzo approderà alla Camera. Il rischio è che la norma contestata entri in vigore prima della modifica.
La volontà politica di una correzione sembra esserci, più difficile scegliere la strada da prendere. Alle tre soluzioni avanzate fino a oggi (inserimento nel decreto semplificazioni, in quello liberalizzazioni o nel decreto fiscale, come ha proposto il relatore alle Semplificazioni Stefano Saglia), ieri se n’è aggiunta una quarta, un provvedimento ad hoc, che potrebbe essere presentato da Pd e Pdl nel caso in cui l’emendamento venga considerato inammissibile nelle Semplificazioni.
Un’ipotesi, quella della legge ad hoc, circolata ieri dopo una lunga riunione tra i relatori del decreto semplificazioni e alcuni ministri, riunione che però s’è chiusa con una fumata nera. La strada di passare per le Semplificazioni sembra infatti difficile. «Bisogna superare – spiega Saglia – le forche caudine dei limiti indicati dal capo dello Stato». Saglia ricorda anche che la norma «è nata all’interno delle Liberalizzazioni e sarebbe più idoneo rivederla in quel decreto». Ma così facendo il decreto avrebbe necessità di un nuovo passaggio parlamentare.
«Escludo che possa essere inserito nelle Semplificazioni – spiega Andrea Lulli (Pd), membro della Commissione Attività Produttive della Camera – o si corregge nelle Liberalizzazioni o si fa una norma ad hoc. Ma soprattutto si metta in vigore il protocollo del Cicr sui criteri di trasparenza che le banche devono rispettare». Come dire, prima le regole, poi le correzioni.
Perché se è vero che c’è ampia disponibilità da parte dei politici alle modifiche, è pur vero che nessuno vuole vendere l’anima al diavolo rischiando di essere accusato di difendere la lobby dei banchieri, ai quali invece si chiede più trasparenza. Non è piaciuto nemmeno il modo. «I vertici dell’Abi ritirino le loro dimissioni perché sono un grande errore», ha detto il capogruppo del Pdl al Senato, Gasparri. Dimissioni che sono considerate «incomprensibili» anche da Andrea Lulli e da diversi parlamentari.
E intanto il premier Mario Monti ha annunciato il taglio degli incarichi di consulenza affidati a Palazzo Chigi a «coloro che, pur essendo in pensione, svolgevano ancora attività ». Alla decisione, che fa parte della «spending review sui profili organizzativi e sulle procedure organizzative», si aggiungono anche «la direttiva di attuare un rigoroso contenimento del personale non di ruolo in servizio presso la Presidenza», e la soppressione di una serie di strutture.
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