Il tour in Asia del premier per «vendere» le riforme

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ROMA — Con l’asso della riforma del lavoro nella manica e la moglie Elsa al fianco Mario Monti è volato ieri in Kazakistan, prima tappa della lunga missione in Estremo Oriente che lo porterà  in Corea del Sud, Giappone e Cina e che terminerà  il 2 aprile. L’obiettivo del «road show», come il capo del governo ha definito il viaggio, è «vendere» il prodotto Italia dall’altra parte del globo e convincere la seconda e la terza economia mondiale che il nostro Paese è affidabile e che investire tra Roma e Milano non è un azzardo.
Alle 23 di ieri Monti ha visto il premier kazako Karim Masimov nella capitale Astana, poi è partito per Seul. Il tour è stato preparato con grandissima cura per non deludere la «domanda di Italia» che Monti, con buona dose di orgoglio, sente di aver suscitato con il suo governo. Ma non è solo un’operazione di immagine quella che il presidente ha in mente. Tra una capitale e l’altra Monti vedrà  il presidente coreano Lee Myung—bak, il premier giapponese Noda e il cinese Wen Jiabao e a ciascuno spiegherà  che lo tsunami dei debiti sovrani è alle spalle e che banchieri e investitori possono tornare a fidarsi.
In incontri ufficiali o nella più disinvolta formula «on the spot» il premier incontrerà  capi di Stato e di governo, da Sarkozy, a Obama, a Mariano Rajoy. Il piccolo corto circuito diplomatico di due giorni fa, quando Monti a Cernobbio ha innescato un nuovo «derby» con la Spagna parlando del «sorpasso» nell’indice dello spread e del «rischio di contagio» della crisi di Madrid, è stato chiarito da Palazzo Chigi. Ma la stampa spagnola si è sbizzarrita sul «malessere» del governo iberico dopo le parole di Monti, ritenute «molto inopportune». E non è escluso che oggi, a margine della Conferenza sulla sicurezza nucleare, i due premier possano cercare un faccia a faccia per spazzar via ogni ombra. 
A Seul, dove sono attesi 16 capi di Stato e una ventina di capi di governo, il premier prenderà  la parola sul tema della sicurezza del nucleare. La Conferenza sarà  per Monti un’occasione preziosa per illustrare le riforme appena varate (a cominciare dalle nuove norme sul lavoro), rilanciare le sue tesi sulla crescita economica con i principali leader del G8 e del G20 e confermare la grande sintonia con Barack Obama, dopo l’incontro di febbraio a Washington. A Seul è atteso anche il primo ministro indiano Manmohan Singh, con il quale a Monti toccherà  prendere per le corna l’intricato caso dei due marinai italiani in carcere in Kerala. Domani sera il premier lascerà  la Corea per volare a Tokyo, dove farà  visita al quotidiano economico Nikkei Shimbun, incontrerà  il board della «confindustria» giapponese e i vertici delle principali banche, ai quali porterà  il messaggio che più gli sta a cuore: l’Italia non è un problema per l’Europa, anzi può essere la soluzione dei problemi. Gli ultimi quattro giorni saranno dedicati alla Cina. A Pechino il premier intende stringere nuovi rapporti al vertice senza forzare la mano, ma esercitando, sui nodi economici come sui diritti umani, una moral suasion politica che nello staff di Monti sintetizzano con la formula del «dialogo critico». Il 31 marzo sarà  ricevuto dal premier Wen e il giorno seguente aprirà , sull’isola di Hainan, il prestigioso Forum for Asia per i diritti umani e lo sviluppo.


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