Il Tesoro trova i soldi per gli ammortizzatori indennizzo ai licenziati

by Editore | 12 Marzo 2012 8:50

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Oggi, il vertice fra governo e parti sociali potrebbe portare ai primi risultati, anche perché il tempo stringe (Monti ha confermato l’intenzione di chiudere la partita entro il 25 marzo) e alcuni nodi si vanno sciogliendo.

Quello delle risorse innanzi tutto. Per garantire il nuovo meccanismo di ammortizzatori sociali che entrerà  in vigore dal 2017 servono coperture. Il governo le avrebbe trovate (due miliardi circa) attingendo ai risparmi che si otterranno dalla riforma delle pensioni. Il Tesoro, che voleva destinarli solo al risanamento, si sarebbe ora convinto a metterli sul tavolo: «Me li hanno promessi», ha detto il ministro del Lavoro Elsa Fornero.

Il piano dunque si delinea: oltre alla cassa integrazione ordinaria (prevista per difficoltà  temporanee) resterà  in vigore anche quella straordinaria, ma sarà  concessa solo in caso di ristrutturazioni, non più in caso di cessazione aziendale come finora previsto. Dal 2017 scomparirà  la mobilità , ma continuerà  ad essere versato l’assegno di disoccupazione.

Ma se sul piano degli ammortizzatori la trattativa procede e su quella dei contratti e dell’apprendistato sembra arrivata a buon punto (il governo sarebbe intenzionato a “stringere” oggi stesso), resta da risolvere il nodo dell’articolo 18 e della flessibilità  in uscita. Il tema non sarà  affrontato nel vertice di questo pomeriggio, ma nei prossimi giorni il ministro Fornero dovrebbe procedere con incontri bilaterali. L’idea sulla quale il governo sta lavorando è quella di estendere l’indennizzo (senza l’obbligo di reintegro sul posto di lavoro) anche ai casi di licenziamento economico (legato a crisi in atto). Una versione più rigida potrebbe prevedere il solo indennizzo, e non la riassunzione, anche in caso di licenziamento per motivi disciplinari (per esempio assentesimo).

Già  si sa che se Cisl e Uil sono disposte ad aperture, la Cgil non accetterà  mai modifiche di questa portata. I possibili scenari, a quel punto, sarebbero due: la Camusso non firma la parte riguardante l’articolo 18 (ma Cisl e Uil non saranno favorevoli ad assumersi da soli il peso delle nuove regole). Oppure le parti sociali non saranno chiamate a firmare il punto, ma esprimeranno solo il loro parere. D’altra parte il governo ha sempre precisato che, con o senza sindacati, la riforma si farà .

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