Il sì di Camusso alla Tav divide la sinistra

by Editore | 12 Marzo 2012 8:57

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E comunque va ricostruito il dialogo: è impensabile fare i lavori per anni con la valle contro». Sono bastate poche parole al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, per conquistarsi con l’intervista di ieri al Corriere della sera gli apprezzamenti del leghista Roberto Cota, governatore del Piemonte, e la presa di distanza di Maurizio Landini, il leader della Fiom che alla manifestazione di venerdì a Roma ha ospitato sul palco esponenti No Tav. «Apprezzo che, di fronte a situazioni difficili, si lascino da parte le ideologie e si guardi al merito delle cose: il Piemonte ha bisogno di investimenti», ha commentato Cota. Landini non polemizza ma sottolinea la distanza: «La Fiom ha un punto di vista diverso», ma è d’accordo sul fatto che «non si può scavare contro il parere di chi vive in quel territorio». 
E sul sì alla Tav torna a dividersi la sinistra, a cominciare dal Pd. Debora Serracchiani parla di parole «chiare e utili» perché «rafforzano la capacità  di dialogo con la popolazione». Di opposto parere Roberto della Seta e Francesco Ferrante (Pd, area Ecodem): è «archeologia» dire che «la grande opera va realizzata non perché serve come infrastruttura ma perché porta lavoro». E Felice Belisario, Idv: se il sì alla Tav prevede di rivedere il progetto «siamo d’accordo», ma non se è solo per creare occupazione. 
Anche la rete, via Twitter, si è scatenata. Molti i commenti contro Camusso, ma non mancano voci a favore. I tweet contrari sono espliciti: «La Tav porta lavoro? sì, come l’Eternit» (scrive Enrica Bendini); «Le cooperative hanno bisogno di Tav» (Adelplanetaria); «Se serve a dare lavoro, non si poteva investire sui collegamenti Nord-Sud?» (Ulissevietato). Altrettanto chiari quelli a favore: «Si è diversificata da Landini e ha dato una bella lezione a molti» (Antonello Paciolla). Sul sito dell’Unità  il sostegno è più marcato: «Gente che ha nel proprio profilo la foto di Placido Rizzotto sputa fango sulla Cgil, come se poi dipendesse dalla Cgil o dalla Fiom decidere se non fare o se fare la Tav» (Mario Ridulfo). E un certo Michele chiosa: «Smettiamola col bloccare qualsiasi opera perché porta danaro alla malavita. Combattiamo la malavita, non l’opera pubblica».

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