Il Pd ci prova, ma non sarà come al Mugello
Da una parte ci sono i sindaci della valle, che a nome della loro popolazione chiedono ufficialmente al prefetto di Torino di interrompere i lavori: «Le tensioni sono molto alte – spiegano in un documento congiunto – il governo deve mettere ragione come ha fatto per il ponte sullo Stretto e le Olimpiadi di Roma. Ci sono danni al traffico, serve una riflessione, non vorremo che la situazione precipitasse». Dall’altra parte c’è l’esecutivo, che con il ministro dell’interno Cancellieri ribadisce: «L’opera è di una tale importanza nazionale, per la nostra e per le future generazioni, che non si può mettere in discussione». Schiacciato nel mezzo resta il Pd, che ora chiede di inserire nel calendario dei lavori parlamentari una mozione tesa a velocizzare i finanziamenti al «piano di sviluppo» per l’intera valle.
Il tentativo dei democrat ricalca quello fatto alla metà degli anni ’90 dal Pds, che sull’alta velocità piegò la resistenza dei sindaci del Mugello promettendo adeguate «compensazioni» al territorio. In quell’occasione i primi cittadini mugellani, che pure avevano avuto dai consigli comunali il mandato a non sottoscrivere impegni del genere, furono tutti convocati a Roma, presi uno per uno e convinti a firmare. Rispetto ad allora però la realtà odierna è sostanzialmente diversa. Perché almeno una ventina di municipi valsusini hanno sempre contestato, analisi di costi e benefici alla mano, la necessità del Tav.
Il presidente della Comunità montana, Sandro Plano, all’uscita dalla riunione in Prefettura con i sindaci della valle contrari alla Tav, fotografa la situazione: «Il prefetto Di Pace si farà portavoce presso il governo delle nostre istanze di sospensione immediata dei lavori per l’ampliamento del cantiere della Torino-Lione. Abbiamo chiesto anche un incontro con il governo, visto che il prefetto ci ha detto che non è nelle sue possibilità rispondere direttamente alle questioni che abbiamo posto». Questioni che però non scuotono il Pd, almeno a giudicare dalle parole di Pierluigi Bersani: «Il progetto è stato larghissimamente ridimensionato, si è valutato al minimo il possibile impatto ambientale, e sono state progettate misure di compensazione. Adesso credo che la discussione debba continuare non sul se, ma sul come». Bersani si dice convinto che sul piano formale è stato fatto tutto quello che c’era da fare: «C’è stato un percorso democratico forse senza precedenti». Quindi i lavori devono andare avanti: «Sulle misure di compensazione abbiamo chiesto in parlamento che vengano accelerate, quindi bisogna continuare un confronto con le popolazioni e con i Comuni, un dialogo che è sul come questo processo democratico può avvenire con il minore impatto». Ma oggi a Roma, all’incontro con il ministro Cancellieri per fare il punto della situazione, ci saranno solo il sindaco torinese Piero Fassino, il presidente regionale Roberto Cota e quello provinciale Antonio Saitta.
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