by Editore | 18 Marzo 2012 15:56
Da almeno 5 anni i proprietari di un piccolo supermercato annullavano parte degli scontrini emessi. Non quei due o tre che ogni giorno vengono invalidati per rimediare a un errore di battuta, ma decine di scontrini. Centinaia. Soprattutto nelle giornate con più turisti. Per un totale di 530 mila euro di ricavi non dichiarati e 42 mila di Iva pagata dai clienti e trattenuta. Il sistema, ci ha spiegato il comandante provinciale della Finanza di Bergamo Giovanni De Roma, è venuto allo scoperto tre mesi fa durante alcune verifiche sugli scontrini. Tutti in regola se non fosse che molti in basso, in carattere minuscolo, riportavano la scritta «scontrino annullato». Da lì è scattato un controllo fiscale sugli ultimi 5 anni. Per capire: in tutti i registratori di cassa c’è la possibilità di annullare uno scontrino sbagliato. Il tagliando azzerato è allegato al riepilogo di fine giornata, quello nuovo consegnato al cliente. In questo caso il tasto annullamento era usato con regolarità e all’acquirente veniva dato l’azzerato. Adiconsum e Adoc hanno messo in guardia sui trucchi: la pacca sulla spalla al posto dello scontrino, il cosiddetto «pre conto» dato da bar e ristoranti invece della ricevuta, il tagliando-peso di fruttivendoli e salumieri messo nel sacchetto come fosse fiscalmente valido (obbligatori la dizione ricevuta fiscale, nome, indirizzo e partita Iva). L’annullamento dello scontrino con sistematicità mancava all’appello. La sensazione è che con il giro di vite in corso le tecniche per evadere si stiano diversificando. Ma proporzionalmente crescono anche le segnalazioni al 117: complessivamente del 400%, a Bergamo del 540%.
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