Il «padrone» del Kerala che tiene tutti ostaggio
Unite con una linea i diversi puntini sparsi nello Stato del Kerala e comparirà la figura di un uomo con la carnagione scura, capelli bianchi e baffoni brizzolati: è Oommen Chandy, 68 anni, governatore-padrone di questa sacca meridionale dell’India, abitata da 33 milioni di persone, dove convivono indù, musulmani e forse la più importante comunità cattolica del Paese (19% della popolazione). Chandy è in campagna elettorale ed è in difficoltà : l’opposizione marxista può rovesciarlo dopo appena un anno di governo. Le urne aprono il 14 marzo e si vota fino al 17 per assegnare uno solo dei 140 seggi che compongono il parlamento regionale. Il governatore può contare su una maggioranza di 71 seggi, contro i 68 dei comunisti. Se dovesse perdere, potrebbe essere costretto alle elezioni generali.
Laureato in legge, ha cominciato a far politica da studente e non ha mai smesso. Sempre con il Partito del Congresso, quello del primo ministro indiano Manmohan Singh e di Sonia Gandhi, che ne è presidente. È stato quattro volte ministro del Kerala e già una volta, nel 2004 «chief minister». Ora nomina e controlla tutte le funzioni di vertice, compresi il capo della Polizia e il direttore delle carceri. La magistratura no, perché è indipendente, ma la sua influenza si insinua anche nelle aule dei tribunali. In queste ultime settimane se ne sono accorti i diplomatici italiani, a cominciare dal sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura. I pescatori e le loro famiglie (3 milioni di elettori) costituiscono un’affezionata riserva di voti per il leader in carica. Il caso della Enrica Lexie sembra fatto apposta per ridare smalto all’azione del governatore. Ma i comunisti l’attaccano anche su questo versante, accusandolo di essere troppo morbido con gli italiani. E allora ecco che squillano telefoni in tutti i comandi di polizia, nel carcere di Trivandrum: «Per i marò voglio una punizione esemplare». E la voce del padrone. Ieri, per esempio, la guardia costiera è tornata a bordo della Enrica Lexie per una nuova, capillare perquisizione. Si andrà avanti così fino al 17, poi Chandy, così spera il team italiano, dovrebbe finalmente placarsi.
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