Il gusto di John Banville per gli intrecci in noir
Solo in Italia l’editore Guanda è riuscito nell’impresa di riunificare le due anime dell’autore, che dunque firma libri sofisticati e iperletterari come La spiegazione dei fatti o il recente Teoria degli infiniti, o Il Mare, o la tetralogia di cui erano protagonisti i grandi scienzati, Copernico, Keplero, Newton, nonché un matematico di fantasia chiamato Gabriel Swan, e con grande nonchalance applica la stessa firma a noir scritti di getto, tra divertimento e disincanto.
L’ultimo, titolato Un giorno d’estate, riporta sulla scena di un delitto mascherato da suicidio l’anatomopatologo di nome Quirke, che avevamo conosciuto tra le pagine di Dove è sempre notte, la trasformazione in romanzo di una sceneggiatura televisiva che inaugurò la passione di Banville per il noir. Con un certo divertimento lo scrittore irlandese, nel corso di una intervista, diede la seguente spiegazione: «John Banville in una mattina riesce a mettere a punto al massimo tre frasi, mentre Benjamin Black si è accorto di essere capace, nello stesso lasso di tempo, di scrivere anche 2500 parole e questo mi fa sentire come un ragazzino che ha marinato la scuola. Alla vigilia del mio sessantesimo compleanno mi sono ritrovato a concentrami sulla trama e sui personaggi proprio come fanno i romanzieri tradizionali: era la prima volta, è stato ridicolmente facile». Banville deve averci preso gusto, tanto che il frutto con cui si presenterà al pubblico dell’Auditorium è ancora un noir, il cui titolo originale è A death in Summer: nel ruolo della vittima, un magnate dell’editoria trovato con la testa staccata da un colpo di fucile, il suo, che il cadavere tiene stretto a sé… un po’ troppo stretto per prendere la mira.
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