Il diritto di procreare

by Editore | 13 Marzo 2012 13:02

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Tante coppie che desideravano avere un bambino hanno potuto realizzare i propri sogni. E decisioni delicate e fondamentali, come quella di iniziare un processo di fecondazione artificiale, hanno cominciato a poter essere prese dai diretti interessati, invece di essere codificate a tavolino sulla base di criteri ideologi. Da poco più di due anni, è il medico che può finalmente stabilire quanti embrioni trasferire nell’utero di una paziente e quanti invece congelare per un utilizzo ulteriore. E non è poco, visto che la legge 40 prevedeva di trasferire sempre e comunque tre embrioni, indipendentemente dallo stato di salute di una donna. Due anni dopo i dati sono una conquista e una felicità  per tante donne, per tante famiglie. Avere un figlio è un percorso possibile e non per forza un cammino doloroso. Certo, la strada da percorrere prima di poter parlare di “autodeterminazione” è ancora molto lunga. Nonostante i progressi, resta il problema della fecondazione eterologa, ossia di quelle tecniche ormai molto diffuse in tutta Europa che permettono anche a coppie sterili di avere figli. Permane quest’idea ormai desueta che il dono di sperma o di ovuli introduca in una coppia il «fantasma dell’adulterio» e che solo il patrimonio genetico di una coppia possa poi permettere a due persone di diventare i «genitori veri» di un bambino. 
Siamo un paese in ritardo, eppure in movimento. Un paese che in passato favoriva chi poteva permettersi un viaggio all’estero e pratiche inconfessabili ma che oggi, lentamente, sta dando più possibilità  a tutti. Perché è evidente che la parola «procreazione» scarnifica un desiderio che, in qualche modo, va ascoltato. Senza barriere e pregiudizi. Chi ha bisogno di ricorrere a queste tecniche lo fa, spesso, dopo riflessioni, tormenti e difficoltà . Il ruolo dei genitori non è mai semplice, ed esistono mille modi diversi di vivere la propria maternità  o la propria paternità , indipendentemente da come avviene. Quando sentiamo le storie di chi vuole un figlio, sentiamo mille vite diverse, mille modi differenti di desiderare e di sognare. E se è difficile giudicare i sogni degli altri, è bello festeggiarne i diritti e le opportunità , nuove, che oggi stanno cominciando a realizzarsi. D’altra parte se si vuole un figlio solo per colmare un vuoto è evidente che questo può condizionarne la crescita: ma non è certo l’inseminazione artificiale a produrre questi problemi. 
Come spesso accade quando si parla di una possibilità  che la scienza o la medicina mettono a nostra disposizione, anche in questo caso tutto dipende dall’uso che se ne fa. Non è forse soprattutto un modo di correggere un’ingiustizia e di promuovere l’uguaglianza tra coppie sterili e coppie che invece non hanno alcun problema ad avere figli? Perché la sterilità  dovrebbe vietare ad un uomo o una donna di diventare genitori? Non si tratta di fare un’apologia del «tutto è possibile», ma di aprire un orizzonte per tanti. E non solo per chi ha i mezzi per fare del «turismo procreativo».

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