Il colloquio tra Ratzinger e Fidel mezz’ora sotto gli occhi del mondo
L’AVANA – Mezz’ora di colloquio fra il Papa e Fidel Castro nella nunziatura apostolica dell’Avana che si trova poco lontano dalla casa del Lìder mà¡ximo nel quartiere di Miramar . Un incontro a tratti commovente e molto animato. L’ex capo dello Stato cubano ha chiesto a Ratzinger di parlare delle difficoltà che attraversa l’umanità , compreso il ruolo della scienza e della religione. Gli ha chiesto anche: “Cosa fa un Papa?”. È stato «un dialogo molto intenso e cordiale» ha detto il portavoce vaticano Lombardi.
Prima di incontrare Fidel il Papa ha celebrato la Messa. Più libertà religiosa, fine dell’embargo americano, ma soprattutto la necessità di cambiamenti profondi nella società e nell’animo di ogni uomo. Il Papa ha concluso la sua visita in America Centrale e nei Caraibi con parole sferzanti, pronunciate all’Avana davanti a una folla di seicentomila persone che lo hanno osannato e acclamato. Nella Plaza de la Revolucià³n, di fronte al presidente Raul Castro in prima fila in maniche di camicia che gli ha infine stretto la mano con calore, Benedetto XVI con la consueta mitezza a altrettanta sicurezza ha invitato le autorità di Cuba ad apportare forti modifiche nella politica e nella società . E al tempo stesso ha invitato la comunità internazionale a mutare l’atteggiamento nei confronti del governo cubano. Il tutto, a favore di una popolazione che soffre e va aiutata.
«Cuba e il mondo hanno bisogno di cambiamenti – ha detto Joseph Ratzinger in un’omelia ascoltata in un silenzio attento nella grande piazza protagonista della Revolucià³n castrista del 1959 – ma questi ci saranno solo se ognuno è nella condizione di interrogarsi sulla verità e si decide a intraprendere il cammino dell’amore, seminando riconciliazione e fraternità ». Poi il Pontefice si è lanciato a difesa dell’apertura di scuole e chiese nell’isola dei Castro. Il Papa ha riconosciuto che sotto questo profilo «sono stati fatti passi a Cuba». Tuttavia, ha insistito, «è necessario procedere». E ha aggiunto: «Desidero incoraggiare le autorità governative a rafforzare quanto già raggiunto e a proseguire in questo cammino. Il diritto alla libertà religiosa legittima anche che i credenti, offrano un contributo all’edificazione della società ». E ha chiarito: «Quando la Chiesa mette in risalto questo diritto, non sta reclamando alcun privilegio. Pretende solo di essere fedele al mandato del suo divino Fondatore».
Alla messa ha partecipato anche l’oppositore Oswaldo Payà , già premio Sacharov per i diritti umani e candidato al Nobel per la pace. Payà , che è il responsabile del Movimiento cristiano de Liberacion, era stato inizialmente bloccato nella sua abitazione, circondata dalla polizia, ma alla fine ha avuto il via libera a partecipare. Interrotte però le comunicazioni telefoniche con altre decine di dissidenti. Molti anche gli arresti.
In serata, nel saluto alle autorità e al cardinale Ortega, arcivescovo dell’Avana, Benedetto ha lanciato il suo monito contro l’embargo americano, anche senza indicarlo direttamente. «La situazione resta aggravata – ha detto – quando misure economiche restrittive imposte dal di fuori del paese pesano negativamente sulla popolazione. Concludo qui il mio pellegrinaggio, ma continuerò a pregare ardentemente affinché continuiate il vostro cammino e Cuba sia la casa di tutti e per tutti i cubani, dove convivano la giustizia e la libertà ».
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