I tecnici No Tav smontano il documento presentato dal governo

by Editore | 30 Marzo 2012 11:52

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Venti giorni esatti dopo la presentazione delle 14 domande con risposta annessa del governo Monti sulla realizzazione della Torino-Lione, arrivano le osservazioni – o meglio la lettura critica – della Comunità  montana Valsusa, grazie al contributo di tecnici e studiosi. Altri 14 punti che ribaltano le certezze Sì Tav e ne svelano le incongruenze. «Le risposte presentate dall’esecutivo – spiega nella premessa il dossier inviato al premier – sono improprie, imprecise e non risultano soddisfacenti a chiarire con il rigore e la qualità  auspicabili le motivazioni di un’opera così costosa e impattante».

Il documento dei tecnici No Tav (venti esperti, tra gli altri: Luca Mercalli, Angelo Tartaglia, Claudio Cancelli, Ivan Cicconi, Massimo Zucchetti, Marco Ponti) è stato presentato ieri davanti alla tenda dei digiunanti di ascoltateli.org, in piazza Castello. Le prime parole sono state di Sandro Plano, presidente della Comunità  montana: «Il testo del governo ha scarso rigore tecnico e un taglio propagandistico che mette in rilievo gli aspetti positivi tacendo quelli negativi. E, al di là  dei danni che il Tav causerebbe alla Valle, è palese l’inopportunità  dell’opera sia per la difficile situazione economica sia per la caduta dei volumi del traffico tra Italia e Francia». 
Nel documento governativo, spiegano i tecnici, «c’è la totale assenza di ogni analisi finanziaria, del rapporto costi-ricavi». Si parla di opera strategica nonostante «non ci sia alcuna necessità  della nuova linea, perché i flussi di traffico tra Italia e Francia si sono ridotti del 50% rispetto agli anni ’90». Il traffico merci è, invece, aumentato nelle direttrici Italia-Svizzera e Italia-Austria ma Monti preferisce evitare l’argomento. Nel traforo ferroviario esistente «potrebbe già  transitare un traffico merci pari a circa 8 volte quello attuale (3,9 milioni di tonnellate nel 2010)».
Dimensione strategica, impatto ambientale, ricadute economiche e occupazionali, concertazione con il territorio: il contro-documento smonta ogni tassello del paradigma pro Tav. A partire dal progetto low cost da 8,2 miliardi : «Non è definito in alcun elaborato progettuale». Nel testo dell’accordo del 30 gennaio non c’è traccia di alcuna nuova stima, né di alcun vincolo di finanziamento per l’Ue. «Secondo il governo il progetto non genera danni ambientali diretti e indiretti. E’ falso: qualsiasi grande o piccola opera genera impatti. E il problema dell’amianto è stato minimizzato». 
I presunti vantaggi? «La diminuzione dei tempi di percorrenza per i passeggeri sulla tratta Torino-Chambéry da 152 a 73 minuti è corretta ma il quasi dimezzamento tra Parigi e Milano (da 7 a 4 ore) potrebbe avvenire solo dal 2035». E ancora: «Il documento Monti prevede di eliminare con il tunnel di base 600 mila camion dal delicato ambiente alpino. È poco credibile. Nel 2011 sull’A32 sono transitati 734 mila camion e non appare plausibile che tale arteria venga chiusa al traffico merci, visto che si sta costruendo la seconda canna del tunnel autostradale».

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