I soldi da Mora e l’amarezza dell’amico Silvio

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Per paura di restare solo, senza far niente, senza il suo Tg4; per arroganza (forte della sua amicizia personale con Silvio Berlusconi); per amore del rischio. Ha perso perché ha superato il limite, perché ha attaccato la sua azienda pubblicamente. E perché Silvio sì, gli vuole ancora bene, ma probabilmente non ha dimenticato quell’intercettazione per cui Fede avrebbe «tradito» l’amicizia del Cavaliere chiedendogli un prestito per Lele Mora, ma tenendo una parte del denaro per sé. Una cresta, insomma. Questo almeno è quanto emerge dalle intercettazioni. Anche se Fede ha sempre negato. A Silvio però, è rimasto il dubbio. L’allora premier si chiese amareggiato: «Perché Emilio ha fatto questo? Se aveva bisogno di soldi poteva chiedermeli, glieli avrei dati come ho sempre fatto». Un’ombra, una ferita che evidentemente ha scalfito un’amicizia vera. E così il Cavaliere mercoledì sera era a San Siro a vedersi Milan Barcellona. Lontano dai comunicati stampa di Mediaset che annunciavano il «licenziamento» di Fede. Lontano dallo smarrimento del direttore del Tg4 che non poteva credere a quella nota ufficiale che lo metteva alla porta. Ecco questo è il punto vero: Fede, ormai evidentemente persi i contatti con la realtà , non ha mai pensato neppure per un istante che tutto potesse finire così. E dire che da tempo i vertici Mediaset gli avevano fatto capire che una sua (buona) uscita sarebbe stata gradita. Per tanti motivi: perché i suoi 80 anni sono un’età  giusta per salutare il pubblico; perché l’informazione Mediaset sta subendo un radicale cambiamento (con TgCom24 c’è una sostanziale unificazione di contenuti e delle forze di redazione, escluso il Tg5) che mal si sposa con i vecchi telegiornali tradizionali; perché i capi d’imputazione che pesano sulla testa di Fede (bancarotta; induzione e favoreggiamento della prostituzione) compresi tutti i dettagli emersi dal caso Ruby, lo hanno reso un personaggio «scomodo». Da tempo si è tentata una mediazione. Sia il presidente Fedele Confalonieri, sia il vice presidente Piersilvio Berlusconi hanno cercato in questi mesi di trovare un punto d’incontro, offrendogli programmi, soldi e benefit in cambio della poltrona del Tg4. E pare che ogni qualvolta si fosse sul punto di firmare il contratto, Fede cambiasse idea. Prendeva tempo. Chiedeva una proroga. E l’irritazione di Mediaset cresceva. Eppure gli organizzano anche una festa, nel gennaio 2011, per i suoi 20 anni di carriera. Baci e champagne. Sperando in un suo arrivederci. Ma nulla. Lui resta. Fino all’epilogo tempestoso. La questione dei soldi in Svizzera, ma soprattutto quelle dichiarazioni in un’intervista sulCorriere dove parla di «un complotto di Mediaset» ai suoi danni. Tira in ballo perfino Confalonieri. E al Tg di Mentana dichiara: «Chi l’ha organizzato (il complotto, ndr) deve essere ben certo che nell’armadio non ci sia qualche scheletro. Un amore sbagliato, una frequentazione sbagliata, un transess… Bisogna stare molto, ma molto attenti». Per i vertici Mediaset sono parole inaccettabili. Minacce che non possono restare impunite. Sono furiosi. Parte la lettera. La direzione del personale gliela consegna poco dopo l’edizione delle 19 di mercoledì. Sono tutti allo stadio. Lui resta solo e incredulo. Probabilmente è già  pentito. Mediaset no.


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