I residenti degli slums africani chiedono il riconoscimento
In esclusiva da News from Africa
NAIROBI – Migliaia di abitanti delle baraccopoli e degli insediamenti informali in tutta l’Africa si sono recentemente riuniti per far sentire le proprie voci ai ministri per gli alloggi e ai capi di stato, durante una settimana di azione organizzata insieme ad Amnesty International ed organizzazioni partner.
Raduni ed incontri pubblici a N’Djamena (Chad), Accra (Gana), Nairobi (Kenya), Port Harcourt (Nigeria), Cairo (Egitto) e Harare (Zimbabwe) hanno riunito migliaia di persone fra le più povere e svantaggiate del pianeta per chiedere ai propri governi di rispettare gli impegni per i diritti umani, evitando di sfrattarli con forza dalle loro case e fornendo loro servizi migliori come acqua pulita e scuole.
“Quasi tre persone su quattro che vivono in città o villaggi africani a sud del Sahara abitano in insediamenti informali o baraccopoli – ha detto Erwin van der Borght, direttore di Amnesty International Africa -. Eppure quando si tratta di pianificazione urbana sono ignorati dalle autorità . Chiediamo che i governi ascoltino quello che queste milioni di persone hanno da dire. Gridiamo ‘La gente vive qui’.”
“La maggior parte delle persone che vive negli slums paga le tasse, vota, porta i figli a scuola e contribuisce all’economia della città , eppure molti hanno poco o nessun accesso alle strutture sanitarie, all’acqua pulita, all’educazione ed a cure mediche adeguate che sono diritti umani. I governi devono sviluppare politiche abitative che si concentrino sui bisogni dei residenti degli insediamenti informali e che ne garantiscano i diritti”.
Una delle violazioni dei diritti umani più frequente subita dai residenti degli insediamenti informali e degli slums è lo sfratto forzato. Uno sfratto forzato è la rimozione delle persone contro la loro volontà dalle case o terre che occupano senza tutele legali o di altro tipo.
Amnesty International ha documentato sfratti forzati di massa a Nairobi, Accra, N’Djamena, Port Harcourt, Cairo ed Harare ed altre città e villaggi in tutto il continente. Lo sfratto forzato può avere effetti catastrofici, in particolare per le persone che vivono già in povertà . Non perdono soltanto le loro case ed i loro possedimenti, ma anche i mezzi di sussistenza, le proprie reti sociali ed i servizi di base su cui fanno affidamento per la sopravvivenza.
Lottano per trovare acqua pulita, cibo e servizi igienici. Lottano per trovare lavoro e scuole per i propri figli. E lottano per ricostruire le loro vite distrutte, spesso senza aiuto o sostegno da parte dei governi che li hanno estirpati. “Lo sfratto forzato è una violazione del diritto ad un alloggio adeguato, una violazione che i governi sono obbligati a prevenire, ma che troppo spesso non fanno,” ha dichiarato Erwin van der Borght. “Non stiamo suggerendo che lo sfratto non possa avvenire per permettere lo sviluppo o il rinnovo ma devono essere fornite tutele – come autentiche consultazioni con le comunità colpite ed assicurarsi che le persone non rimangano senzatetto – per non permettere che la gente sia resa ancora più vulnerabile alle violazioni dei diritti umani. Gli sfratti possono avvenire solo come ultima risorsa e solo dopo che altre alternative siano state prese in considerazione.” Soprattutto, i governi devono ricordare che i residenti di insediamenti informali sono esseri umani e che quando le case vengono distrutte, anche le loro vite sono distrutte. La prossima volta che permetteranno che una slum venga demolita senza tutele dovrebbero ricordare che ‘La gente vive qui’”. (Traduzione Sara Marilungo)
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