I reparti, le granate, l’«ariete»: tutti gli interrogativi sul blitz

by Editore | 23 Marzo 2012 8:52

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TOLOSA — «Se capisco bene, il Raid non è capace in 30 ore di andare a prendere un individuo solo in un appartamento?». La frase, espressa con perfido candore, è di Jean-Jacques Urvoas, deputato socialista nell’entourage del candidato all’Eliseo Franà§ois Hollande. Sono seguite un diluvio di proteste, richiami all’«unità  repubblicana», accuse di approfittare di una tragedia finché Urvoas, che punta a un posto di ministro, si è pubblicamente scusato. Ma la sua domanda è quella che si fanno tutti. Nicolas Sarkozy aveva dichiarato «lo voglio vivo»: per questo l’assedio al terrorista è durato oltre 30 ore. E comunque, alla fine, Mohamed Merah è morto.
Raid contro Gign
Una storica rivalità  come tra polizia e carabinieri in Italia. Il Raid (Recherche, assistance, intervention, dissuasion) è il corpo d’élite della polizia, il Gign (Groupe d’intervention de la Gendarmerie nationale) della gendarmeria. Il Raid dipende dal ministero dell’Interno, il Gign dalla Difesa. Ogni volta che le autorità  scelgono uno dei due reparti per condurre un’operazione di sicurezza, partono le polemiche perché — secondo gli esclusi — qualcosa poteva essere fatto meglio. Ecco alcune delle critiche più serie rivolte all’azione di Tolosa. 
Granate invece di lacrimogeni
Christian Prouteau è il fondatore del Gign, e non si dà  pace: «È incomprensibile come non siano riusciti a prenderlo subito, e vivo». Secondo l’ex comandante bisognava riempire l’appartamento di gas lacrimogeno. «È una casa piccola (neanche 40 metri quadrati, ndr), l’aria si sarebbe saturata in fretta e Merah non avrebbe resistito cinque minuti. Invece hanno continuato a lanciare granate. Il risultato è che hanno eccitato l’assassino, lo hanno messo in uno stato psicologico tale da fargli continuare la sua guerra fino all’ultimo». 
In casa invece che in strada
L’esperto militare Jean Dominique Merchet su Marianne passa in rassegna tutti i punti deboli dell’azione. Prima di tutto, perché scegliere il campo preferito dell’avversario, cioè casa sua? Le autorità  sapevano che sarebbe uscito per commettere altre uccisioni, come poi ha confermato lui stesso. Perché non aspettarlo all’uscita di casa? I vicini avrebbero corso rischi, ma li hanno corsi comunque per tutta la notte, prima di essere finalmente evacuati, alle 11 del mattino. 
L’ariete invece dell’esplosivo
Quando hanno cominciato il primo assalto, alle 3 e 5 della notte tra martedì e mercoledì, gli uomini del Raid hanno usato un «ariete» per sfondare la porta. Non ci sono riusciti, perché Merah aveva organizzato l’appartamento per difendersi piazzando il frigorifero dietro la porta di ingresso. L’effetto sorpresa — fondamentale in casi come questo — è svanito, e dal quel momento in poi il vantaggio tattico della polizia è svanito. Merah ha fatto in tempo ha sparare contro gli agenti, ferendone tre, e a organizzare la resistenza. Invece che provare a sfondare la porta con la forza bruta sarebbe stato meglio farla saltare con delle cariche esplosive di precisione. Ma questa tecnica, piuttosto complessa, è nel repertorio del Gign, e non del Raid.
A chi l’iniziativa?
L’assassino è stato più furbo degli agenti. Intorno alle 10 di ieri mattina la sensazione diffusa, confermata dal ministro dell’Interno Guéant, era che Mohamed Merah si fosse ucciso. Quindi i 15 uomini del Raid sono entrati per cercare un cadavere più che un combattente. A Merah è stato permesso di uscire dal bagno, e di comportarsi lui da assalitore, mettendo le forze speciali sulla difensiva. «Mai successo», come ha detto lo stesso capo del Raid.
La durata 
Le azioni delle forze speciali durano pochi minuti. Nel 1994, sull’aereo Air France dirottato all’aereoporto di Marsiglia, con quattro terroristi e 180 ostaggi — a Tolosa non ce n’era neanche uno — l’operazione non superò i 15 minuti. Ma a condurla furono i Gign.

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