I disoccupati salgono a 2 milioni 312 mila Sono il 9,2 per cento, record dal 2004

by Sergio Segio | 2 Marzo 2012 7:41

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ROMA – In un anno quasi 300 mila disoccupati in più, a fronte di appena 18 mila nuovi occupati. Un divario che misura tutta la drammaticità  del lavoro in Italia. Lo conferma l’Istat con i nuovi dati diffusi ieri. Nel mese di gennaio la disoccupazione vola al 9,2%, che tradotto in cifre significa oltre 2,3 milioni di persone in cerca di un posto, il livello più alto da gennaio del 2004, dall’inizio delle serie storiche mensili. Una situazione giudicata «molto preoccupante» anche dalla presidente di Confindustria Marcegaglia che avverte: «Se non ricominciamo a crescere i problemi saranno molto forti». Il punto da cui ripartire «dovrebbe essere fermare i licenziamenti e non facilitare la flessibilità  in uscita», incalza la Cgil. Il peggioramento della situazione, per la Cisl, è «sempre più allarmante». «La riforma dia risposte, soprattutto ai giovani», chiede la Uil.
Un quadro pessimo, arrivato proprio nel mese decisivo sul fronte della riforma del mercato del lavoro. A destare i maggiori allarmi è la disoccupazione giovanile. Nella fascia tra i 15 e i 24 anni, l’incidenza dei senza lavoro sale al 31,1%, quasi 3 punti percentuali sopra il livello registrato un anno fa, per il quinto mese di fila sopra la soglia del 30%. Si consolida, dunque, lo zoccolo di quasi un terzo di ragazzi disposti a lavorare, ma che non riesce a farlo. A questi si aggiungono i neet (non studiano, non lavorano, non si formano). Gli inattivi, comunica sempre l’Istat, tra i 15 e i 64 anni sono 14,8 milioni, diminuiscono di 63 mila unità  tra dicembre e gennaio (-0,4%), di 313 mila su base annua (-2,1%) e il tasso si posiziona al 37,3%. Tra di loro ci sono studenti e pensionati, ma anche giovani e adulti che si tengono fuori dal mercato del lavoro perché non possono o vogliono lavorare.
Crescono, dunque, i disoccupati. Rispetto a gennaio 2011, il balzo è del 14,1%. Relativamente contenuto su dicembre, ma parliamo pur sempre del 2,8% in più. Il tasso maschile si porta all’8,7% (in un anno lievita del 18,7%) mentre quello femminile al 9,9% (su base annua sale dello 8,9%). Se da un lato, il tasso di disoccupazione è anche un indice di reattività  del mercato (più persone sono disposte a lavorare e si mettono in cerca di un posto), dall’altro l’occupazione che cresce poco o niente rende i senza lavoro di oggi dei disoccupati di lunga durata. A gennaio il tasso di occupazione è pallido, quasi evanescente: cresce solo dello 0,1% rispetto a dicembre, ovvero 18 mila persone in più hanno trovato un posto. Rispetto a un anno fa (gennaio 2011) si sono creati appena 40 mila posti in più, a fronte di 286 mila che quel posto lo cercano. Il tasso di occupazione in Italia è dunque al 57%. Poco più della metà  della popolazione attiva. Tra gennaio 2011 e lo stesso mese del 2012 a crescere di più è stata l’occupazione femminile (+1,4% contro il +0,7% di quella maschile). Ma il numero di lavoratrici, tuttavia, rimane tra i più bassi d’Europa (46,9% contro il 67,1% maschile, 9,4 milioni contro 13,5 milioni).

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