I Democratici pronti alla guerra di veti “Su viale Mazzini il premier dovrà  spiegare”

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ROMA – «Quando ci vedremo giovedì chiederò spiegazioni a Monti sulla Rai. Non è vero che non si può fare niente, questo sia chiaro. Se il governo rinuncia alla riforma, deve motivare la sua posizione». Pier Luigi Bersani scalda i muscoli per il prossimo vertice della maggioranza. Ha ottenuto un incontro a tutto campo a Palazzo Chigi in cui si parlerà  anche del nuovo modello per Viale Mazzini. Alfano se ne farà  una ragione. Ma non è detto che il Partito democratico ottenga la riforma degli assetti. Il premier ha fatto capire che nell’agenda dell’esecutivo non è la priorità . Corrado Passera al Sole 24ore ha detto chiaramente: «Rinnoveremo i vertici della tv pubblica con la legge Gasparri, non c’è tempo per altre soluzioni». Se così sarà  il Pd denuncerà  i veti del Pdl, la prepotenza del conflitto d’interessi, deciderà  l’Aventino dei suoi componenti nella commissione di Vigilanza. Eppoi? «Monti stia attento – avverte un supertifoso dei tecnici come Paolo Gentiloni – Rischia di far scoppiare una guerra di veti». E le occasioni di strappo non mancano: dalla riforma del mercato del lavoro al fisco. 
Queste tensioni democratiche, filtrate anche da ambienti molto favorevoli un Monti bis, hanno consigliato a Palazzo Chigi la riconvocazione del vertice di maggioranza. «Gli strumenti per intervenire ci sono – insiste Bersani – L’importante è non raccontare favole alla gente. È vero: non si può realizzare una riforma con metà  del Parlamento contrario. Ma io vedo ancora una finestra, aspettiamo la fine di aprile». Il segretario del Pd immagina dunque tempi più lunghi, magari una breve proroga degli attuali vertici in scadenza il 28 marzo. Prevede anche la difficoltà  di aprire una crisi di governo sulla Rai, materia scivolosa su cui incombe sempre l’accusa di voglie lottizzatorie. Ma non esclude l’intervento legislativo, magari con un mini-decreto. Che riduca il numero dei consiglieri da 9 a 5 e deleghi al direttore generale poteri più ampi. 
Una piccola cosa. Gigantesca per Silvio Berlusconi. Una Rai forte e guidata come un’azienda normale farebbe apparire in tutta la sua evidenza il declino di Mediaset. Oltre a togliere al centrodestra il controllo della tv pubblica. «Può però il governo prendersi la responsabilità  di tenere in piedi due capisaldi del berlusconismo, conflitto d’interessi e giustizia? Secondo me no», attacca Matteo Orfini che per il Pd si occupa della partita. «Si assumerebbe una responsabilità  enorme. Diventerebbe un governo coraggioso con i pensionati e codardo con Mediaset». Ma non sono le parole e le polemiche a spaventare Palazzo Chigi. È l’oggettivo indebolimento del suo profilo, il rischio serio su tutti i futuri provvedimenti che sarà  chiamato a varare. «Sono contrario alle ritorsioni del Pd contro l’esecutivo – spiega Gentiloni – Ma temo che una guerra di veti sia nella logica delle cose. Inevitabile. Se lo stop è frutto di un veto berlusconiano, si crea un precedente pericoloso». 
Il vertice sarà  per forza un momento di chiarimento. Il Pd non esclude anche l’ipotesi di una sospensione, di una pausa. Con la garanzia che la riforma Rai non sarà  lasciata cadere. «Cambierà  qualcosa a settembre – è il pensiero di Francesco Boccia che allarga l’orizzonte – Quando nessuno potrà  più ricattare il governo con la minaccia di una crisi. Questo è il momento di lavoro e fisco. Ostacolare il governo adesso sarebbe un errore. Avrebbe riflessi anche sulla legge elettorale. Sono tanti a voler mantenere il Porcellum».


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