I consumi Tavola più povera, si torna a 30 anni fa ecco la spesa familiare in tempo di crisi
by Editore | 13 Marzo 2012 8:00
Ogni connazionale spende a prezzi fermi circa 2.400 euro l’anno in generi alimentari, come a inizio anni’80Il calo nel solo 2011 è stato dell’1,5% Al supermercato è caccia alle occasioni scontate, “rivincita” di pane e pastaTutti a dieta, per necessità . Gli italiani tagliano sulla spesa. Mangiano meno carne verdura e latte. Comprano col contagocce per non sprecare nulla e scaldano le pietanze del giorno prima. Sono diventati abili nella caccia alle offerte, tanto bravi che a prezzi costanti, spendono la stessa cifra di trent’anni fa. Risparmiare sul cibo è l’ultima spiaggia di chi non arriva a fine mese, ma è una strada obbligata. Nel 1990 i servizi necessari (gas, acqua, luce, carburanti, mutui, affitti) pesavano sul bilancio familiare per il 24,7 per cento del totale, nel triennio 2007-2009 si è arrivati a quota 40. BARBARA ARDà™
Indietro tutta. A tavola si mangia, ma con moderazione. Passati i favolosi anni Novanta la spesa alimentare è tornata quella di quasi trent’anni fa. Il calo, solo nel 2011, è stato dell’1,5 per cento. Lo certifica uno studio di Intesa San Paolo. Si esce dal supermercato dopo avervi trascorso molto più tempo (a caccia di occasioni), e con un carrello più vuoto, ma anche molto diverso. Per riempirlo ogni italiano spende a prezzi fermi, poco meno di 2400 euro l’anno, una cifra che ci fa ripiombare a inizio anni Ottanta. I consumatori sono in difficoltà e così «riducono gli sprechi e moderano gli acquisti», riassume IntesaSanPaolo, che conferma tutte le indagini degli ultimi anni sul calo dei consumi. Tagliare sulla tavola però non è come rimandare l’acquisto di un foulard, è l’ultima spiaggia del risparmio. Nel 2011 si sono serviti sul piatto meno carne e salumi (-0,9%), frutta e verdura (-1%) e a colazione si è bevuto meno latte fresco (-2,2%), ben più caro di quello a lunga conservazione dei discount, i soli, tra i grandi della distribuzione, a essere usciti indenni dal calo delle vendite. Non è che trent’anni fa si mangiasse “meglio”, anzi, carne, frutta e verdura erano più rari a tavola, dove dominavano la pasta e il pane. Ma il benessere aveva reso tutti un po’ più ricchi e liberi di scegliere. Con la crisi invece «gli italiani – commenta la Coldiretti – hanno ridotto i consumi di carne e frutta invertendo la tendenza all’aumento che si è verificata negli ultimi 30 anni». E per risparmiare sei su dieci «hanno modificato i propri comportamenti di acquisto». Passano più tempo tra gli scaffali di supermercati per controllare prezzi e qualità , vanno a caccia del 3×2 e sempre di più comprano direttamente dal produttore. Nel carrello mezzo vuoto non è entrato solo il risparmio, si sono in realtà mescolate tendenze, cambiamenti alimentari, modalità di fare la spesa. È vero che gli italiani oggi più che qualche anno fa guardano al centesimo, ma trent’anni fa il cibo si prendeva una bella fetta del bilancio famigliare. Nel 1970 quasi un terzo dello stipendio se ne andava per fare la spesa, nel 2008 la percentuale, secondo un’indagine della Confcommercio, era pari al 16,3. Beni come le telecomunicazioni invece pesavano appena per lo 0,7 per cento, contro il 7 del 2008. Si spendeva tre volte meno per la sanità (che tra l’altro non era pubblica), poco per i servizi bancari. Anche l’auto pesava meno sul bilancio. È negli anni Novanta, secondo Confcommercio, che gli scenari si rimescolano. Esplodono le spese obbligate, luce, acqua, gas, carburanti, affitti, mutui, spese bancarie e assicurative. «Il risultato è che se negli anni Settanta una famiglia aveva una quota di spese obbligate pari al 24,7% del totale dei suoi consumi, nel triennio 2007-2009 questa quota arriva quasi al 40 per cento». E così si taglia su quel che si può, sul carrello della spesa, sull’abbigliamento, sugli elettrodomestici. «Le famiglie – dichiara Altroconsumo – tendono a rinunciare a spese in prodotti durevoli e sono indotte a ridurre anche le spese su beni primari come l’alimentare, al fine di poter almeno pagare la bolletta energetica». Che ricorda Coldiretti, negli ultimi mesi è superiore ormai a quella della tavola. Scaldarsi e muoversi insomma costa di più che mettere insieme il pranzo con la cena.